Forse che si, forse che no

L’immancabile intervista al “Corriere della Sera” rivela che la nuova dimensione aerea ha definitivamente assorbito il poeta. Che ne sa cogliere perfettamente l’essenza, anche estetica: “nel senso della leggerezza. Nel volo – dice a Barzini – si perde il peso. Distaccandosi dalla terra pare che si abbandoni la materia. Ci si sente lievi, eterei, trasfigurati”. Poi c’è il cambiamento della visuale la cui innovazione non è certo al momento, data la modesta quota raggiunta, quella alto/basso, ma “la deformazione dello scorcio” impressa dal movimento delle cose. D’Annunzio è al momento impegnato come romanziere, e proprio da Brescia – sorretta o ritrovata così l’ispirazione – spedirà, idealmente, ai suoi lettori il libro “aviatorio” tanto atteso: Forse che sì forse che no.

Protagonisti sono i superuomini Tarsis e Cambiaso, nati per l’azione, che sono di passaggio sulla superficie terrestre. Provengono infatti dalle profondità marine perché sono stati sommergibilisti, e, divenuti piloti grazie alla funzione maieutica di un ornitologo, sono diretti verso il cielo con un loro aereo. Cielo che punisce Cambiaso, uccidendolo, durante la sfida sacrilega che questi gli lancia, scegliendo di salire ben oltre la quota che gli ha già dato il record, ma salva Tarsis. In forme diverse, i piloti si liberano così della perversa e incestuosa Isabella, singolare concentrato di passioni terrene, che impazzisce e di sua sorella Vania, suicida. Entrambe sono immaginate – e non solo dal poeta – ostili, e in quanto donne, alla fuga che gli uomini tentano verso il cielo.

 Il volo è, e promette di rimanere a lungo, cosa da uomini, solitari o in coppia. La misoginia della letteratura sull’argomento è pronunciata, e le donne che volano sono, ovviamente, pochissime. Però sono presenti sin dal 1908-1909 con la scultrice Therese Peltier, che accompagna Delagrange a Torino, e Elise Roche, attrice, che l’8 marzo 1910 conquista il primo brevetto conseguito da una donna, seguita in tre anni da altre sette. Tra queste, nel gennaio del 1913, la prima italiana, Rosina Ferrario, futura albelgatrice.

 

PAGINA 9

Adrienne Bolland
1875-1975

L’ultimo romanzo, che sancisce la definitiva affermazione della morale superomistica, prende corpo in un contesto storico e culturale caratterizzato da una tecnologia avanzata e dall’esaltazione della velocità , della macchina, dell’aereo. Il protagonista , l’aviatore Paolo Tarsis ,è un superuomo della velocità ossessionato dall’amore per le due sorelle Inghirami che ne ostacolano i sogni di grandezza.

L'uomo a cui è dato da soffrir più degli altri, è degno di soffrire più degli altri. Gabriele D'Annunzio

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Testo di: Fortunato Minniti, da: L'Aeronautica italiana nella I Guerra Mondiale, Atti del Convegno, Roma 21-22 novembre 2007

Adrienne Bolland. Francese di origine belga, Adrienne Bolland nasce ad Arcueil nel 1895 e diventa pilota nel 1920. Nel gennaio dell’anno seguente arriva a Buenos Aires con l’intenzione di sorvolare le Ande. Dopo aver atteso per settimane un velivolo più potente promessole da uno dei fratelli Caudron, decide di tentare con l’aereo del quale dispone, un Caudron G-3 simile a quelli impiegati nella Grande guerra in voli di ricognizione. Decolla da Mendoza, in Argentina, il 1º aprile dimenticando di portare con sé le carte per la navigazione e sale lentamente fino a oltre 4.500 metri di quota, ben oltre quelli consigliati per il G-3. Dopo 3 ore e 15 minuti atterra a Santiago del Cile dov’è portata in trionfo. È la prima donna ad aver sorvolato le Ande. Nel 1924 stabilisce un record sensazionale: in 72 minuti esegue ben 212 looping consecutivi. Durante la 2ª guerra mondiale prende parte attiva alla Resistenza in Francia. Muore a Parigi nel 1975

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