Volo e Immaginario.

Per l'aeronautica nuovo significa in primo luogo progressiva affermazione dei processi tecnologici, industriali, militari e cognitivi del volo. Significa il rapido raggiungimento di una fisionomia degli aerei i cui tratti sono oggi riconoscibili come tipici di un'epoca, e di una prima autonomia di vita e criteri di impiego dell'arma. Significa la prima, sconvolgente, realizzazione della violenta contrazione spazio-temporale che l'aereo permette, simboleggia e sfrutta. Sintetizziamo il tutto così: volano macchine ancora lente - ma sempre meno - relativamente manovrabili - ma sempre più - di crescente autonomia. Esse marcano il rapido passaggio dell'aviazione dalla fase pioniristica, dell'accertamento delle potenzialità delle macchine e dei piloti, a quella che a essa segue e nella quale si profila l'opportunità dell'impiego degli aerei a scopo militare. Che è presente sotto mentite spoglie nei record che i pionieri tentano di stabilire in quanto "allegorie di altro (...) Allegorie di guerra", dovute anche alla contemporanea presenza dei dirigibili, macchina bellica già temuta. Quell'impiego militare non è poi solo tattico ma, addirittura, strategico.
A saggiare le potenzialità degli aeroplani non sono i vertici politici e i generali. Provvedono invece a farlo sia l'esercizio sfrenato e preveggente della fantasia di alcuni scrittori molto popolari, sia le proposte delle avanguardie artistiche che s scoprono sensibili alla modernità del volo, sopratutto in Italia, Francia e Russia. In Italia Salgari tra il 1904, anno di pubblicazione di I figli dell'aria seguito da Il Re dell'aria nel 1907, e Yambo tra il 1905 con Fior di Lillà e il 1909 in cui esce La rivincita di Lissa, propongono e diffondono l'immagine di macchine aeree che non possono e non vogliono essere nè aeroplani - Yambo scrive che malgrado i progressi sono "ancora primitivi. Non volano, svolazzano, saltellano - nè dirigibili, ma sono comunque aggressive macchine volanti. Propulse da motori avveniristici uno ad "aria liquida", l'altro "elettrico", hanno nome Sparviero la prima (un fuso ad ali battenti ed elica traente, definito a volte nave dell'aria, a volte aeroscafo) e Il conquistatore la seconda (un siluro ad ala rotante, definito aerotreno).
Il loro capitani, il Re dell'aria, appunto, e il Capitano Nero - la figura di entrambi è ritagliata sul Nemo del "nautilus" - le guidano in scontri vittoriosi e vindici ma circoscritti contro grandi navi da guerra, russa in un caso, austro-ungarica nell'altro, per ragioni del tutto personali. Ciò significa per noi che il dominio del mare, che quelle navi rappresentano, è insidiato subito da chi arriva a disporre sia pure con l'immaginazione di quello incontrastato dell'aria. (segue)

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Therese Pelthier
1873-1926

Nello stretto di Tartaria un piccolo gruppo di coraggiosi sbarca sull'isola di Sakalin, nei pressi delle coste della Siberia Meridionale. In quel luogo sperduto sono incarcerati numerosi detenuti politici, tra cui Boris, un ex-comandante della corazzata militare russa "Pobieda", un tempo da tutti descritto come un coraggioso e valido ufficiale, e fratello di Wassili Starinsky, il capo del gruppo che si impadronisce della prigione e libera i detenuti. Al suo fianco si schierano Rokoff e Fedoro, i due amici già incontrati ne I figli dell'aria, e il polacco Ranzoff, il "Re dell'aria", comandante dello Sparviero, una meravigliosa macchina volante.

Emilio Carlo Giuseppe Maria Salgari nacque a Verona il 21 agosto del 1862. Scrittore italiano di romanzi d'avventura molto popolari.
Si toglie la vita il 25 aprile 1911, a Torino

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Testo di: Fortunato Minniti, da: L'Aeronautica italiana nella I Guerra Mondiale, Atti del Convegno, Roma 21-22 novembre 2007

Thérèse Peltier. Léon Delagrange è oggi più noto come pioniere dell’aviazione piuttosto che in veste di scultore, ma questa è stata la sua attività. Fra gli allievi ha avuto Thérèse Peltier, una giovane nata nel 1873 che ne segue le orme anche nella nuova arte del volo. Quando Delagrange viene invitato in Italia a compiere “esperimenti di aviazione” - esegue il primo volo a Roma il 24 maggio 1908 - l’allieva segue il maestro nel tour a Milano poi, nella terza ed ultima tappa, a Torino, lo accompagna in una delle prime esibizioni sulla Piazza d’Armi l’8 luglio a bordo di un Voisin. Il volo, con i suoi circa 250 metri, è poco più di un saltello, ma basta a far entrare Thérèse nella storia come prima donna ad essersi staccata da terra a bordo di un aeroplano. Delagrange muore il 4 gennaio 1910 in una caduta nei pressi di Bordeaux e lei abbandona l’aviazione. Non tornerà mai più su un aereo fino alla sua morte, avvenuta nel 1926.

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