Tra Bleriot, Marinetti e D'Annunzio 1

Nel 1909 in Europa arriva Wright e si susseguono prove straordinarie per il volo non tanto in sè, o per il loro numero, ma sopratutto per il significato che i contemporanei attribuiscono loro. L'aereo diventa maggiorenne e conquista l'immaginario collettivo. L'interesse cresce e si diffonde sotto la spinta del fascino che esercita e promana dalla letteratura sull'argomento, vera e propria macchina del consenso.

Considerato nel suo complesso, l'impatto del volo sulle mentalità diffonde i suoi effetti oltre la cerchia dei protagonisti perchè modifica, nell'immediato  e in prospettiva, la percezione del mondo anche per merito di chi non vola ma collabora a creare e diffondere l'immagine del volo scrivendo o dipingendo, oppure, su un piano altrettanto creativo, circoscritto all'ambito politico nel quale assume significato, ne studia l'impiego miliotare e li attua, oppure, come fa Clement Adez, sistema e teorizza quanto attiene a caratteristiche, organizzazione, dottrina e impiego di una a eronautica militare sostenendo, tra l'altro, la priorità della battaglia tra flotte aeree per conseguire il controllo del cielo e a questo fine progetta i criteri della formazione dei piloti e dei primi reparti.

Il 20 febbraio 1909 Marinetti pubblica su "Le Figaro" il Manifesto del Futurismo in cui il volo a motore è il motore che spinge quell'avanguardia al cambiamento dell'espressione letteraria. Sono comuni al volo e al Futurismo valori come il coraggio, il procedere nelle azione con un "passo di corsa", l'apprezzamento della "bellezza della velocità", e una meta comune: la vittoria sullo spazio e sul tempo.

Ad aprile sul campo di Centocelle il sottotenente di vascello Calderara, già attivo in Francia presso la Voisin, apprende a pilotare un aereo Wright avendo per istruttore lo stesso Wilbur Wright. Assunto a spese del "Club Aviatiori" (finanziato da quattro principi, un conte, tre deputati, un giovane industriale, un ricco editore triestino, tre borghesi e i due ministeri militari) dal suo presidente, maggiore Moris, che è a capo del Reparto Aeronautico dell'Esercito, il pioniere americano fra il 15 e il 26 aprile porta in volo, uno dopo l'altro 17 passeggeri e i due ufficieli cui impartisce lezioni di volo: Calderara e Savoia. Tra i passeggeri vi sono alcuni dei membri del Club, compreso il sessantaduenne Sonnino, già Presidente del Consiglio e vicino al suo secondo incarico, e inoltre il Ministro della Marina Mirabello, l'ambasciatore degli Stati Uniti, il cognato di D'Annunzio, duca di gallese e tre dame. Calderara completerà a sua volta l'istruzione del tenente del Genio Savoia e poi di altri ufficiali, a uno dei quali, Gavotti, "montato su un aereo tedesco Etrich, spetterà di sperimentare, di lì a due anni, il primo bombardamento della storia. (segue)

 

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Harriet Quimby
1875-1912

Romanzo del 1909. Un aviatore francese scopre la flotta nipponica in procinto di attaccare di sorpresa la base navale americana di Midway ..

La figura del colonnello Emile-Augustin-Cyprien Driant (1855-1916), l’«utopiste de la guerre», il «Jules Verne militare» caduto eroicamente a Verdun, s’intreccia col Capitaine Danrit, pseudonimo con cui firmò i suoi romanzi. Usciti tra il 1889 e il 1915, fanno di Driant uno dei massimi esponenti della Warfiction.

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Testo di: Fortunato Minniti, da: L'Aeronautica italiana nella I Guerra Mondiale, Atti del Convegno, Roma 21-22 novembre 2007

Harriet Quimby. Nata ad Arcadia, Michigan, nel 1875, Harriet Quimby si trasferisce al volgere del secolo a San Francisco, dove spera di diventare attrice. Trova invece lavoro come giornalista, si sposta a New York dove scrive per il “Leslie's Illustrated Weekly” e impara a guidare un’automobile. Assiste ad una esibizione aviatoria e decide di diventare pilota: si iscrive così alla scuola di volo gestita dai fratelli John ed Alfred Moisant. Prima donna a brevettarsi pilota negli Stati Uniti il 1º agosto 1911, inizia a esibirsi effettuando pure un volo di notte, il primo compiuto da un’aviatrice. Vola spesso in compagnia di Matilde (a sinistra nella foto assieme alla stessa Harriet), sorella dei Moisant che ha il brevetto numero 2. L’anno successivo si ritiene pronta per una grande impresa: ripetere, prima donna in assoluto, la traversata della Manica compiuta nel 1909 da Louis Blériot. Trasferitasi nel Regno Unito, il 16 aprile 1912 decolla da Dover e raggiunge la spiaggia di Hardelot, in Francia, dopo un volo di 59 minuti. Sfortunatamente, in quei giorni i giornali si concentrano sull’affondamento del “Titanic” ed il volo non ha la risonanza che merita. Tornata negli Usa riprende le sue esibizioni, ma il 1º luglio 1912, per motivi mai chiariti, una brusca manovra proietta fuori dall’abitacolo lei ed il suo passeggero, che muoiono all’istante. (Da:L'Altra metà del cielo. L'epopea delle donne volanti)

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FAMA

Fama, presso i Romani, divinità annunziatrice, e messaggera di Giove. Fama, immaginata come una donna sempre in moto, gridava continuamente e dappertutto notizie buone e cattive, era figurata giovane e irruente con ali cosparse di occhi, di bocche e di lingue, e in atto di suonare una tromba, oppure due (una per la verità, l'altra per la menzogna).
Ovidio ne dà un'ampia descrizione nel libro XII delle Metamorfosi, collocandola ai confini della terra, all'interno di un edificio bronzeo, con un numero elevatissimo di entrate, nelle quali riecheggiavano tutti i vocaboli, anche quelli appena bisbigliati

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