Edoardo Bennato si pone anche il problema dei pacifisti e degli pseudo-pacifisti: "Tu che cerchi ogni sera nuove emozioni nello show del telegiornale./O tu che metti in scena la rivoluzione del teatrino sociale ./ Hey ... guarda quei ragazzi ben equipaggiati che stanno per andare./ e altri bene addestrati a recitare slogans per farli ritornare/ Chi è che ha in mano i fili e che li fa ballare?". E' confuso il cantautore napoletano, che nella sua carriera musicale ha spesso denunciato in musica i vizi e le magagne degli italiani, affermando con autocritica e ironia: " (...) Sono solo canzonette (...)." e svolgendo sovente il ruolo di Grillo Parlante (ricordate l'albun degli anni '70 "Burattino senza fili"?). E' dubbioso, tanto che conclude la sua canzone con le parole:"Tu che hai le idee chiare spiega a chi ce le ha confuse/ lì cosa ci stà a fare./ E in nome di che colpa o di che idale/corre il rischio di farsi ammazzare". Contro il malcostume italico, invece, Eugenio Finardi, nel 1981, avrebbe voluto usare proprio un F-104:"Vorrei comprare un F-104 a reazione/e mitragliare con precisione:/le risse da concerto e da pallone,/gli esperti della televisione./Il rompiballe moralista,/l'idiota giornalista,/il chitarrista di banda armata./Sarebbe bello avere il dito sul pulsante adesso:/questa gente ce l'abbiamo addosso./Sempre di più! (...). Il brano è F-104 dall'album "Finardi".

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Angelo Branduardi

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Testo tratto da: Antonio De Rosa, Un Aeroplano in Volo tra le Note, Rivista Aeronautica, 2013

F-104
Da: Finardi, Eugenio Finardi, 1981

Li ho visti a Bratislava andare a donne di sera spacciatori di jeans usati. Passata la frontiera sono i funzionari dell'Italia dei magliari. Li ho visti in aeroplano per la Thailandia i ragionieri e i contrabbandieri. Bianche a poco prezzo, bambine di Bali: sono l'esca per gli squali. Che vengon su, sempre di più. Il produttore ha messo gli occhi sulla ragazzina e combina la festa giusta con il fotografo faina professionista: io odio gente come questa. Detesto il randa col Ferrari e la pistola, i proprietari di ballerine. Tutti i figli di puttana hanno una faccia sola. E me li sento nella gola. Che vengon su, sì vengon su, sempre di più. Vengono su. E vengon su, sempre di più. Vengono su, sempre di più. Vorrei comprare un F104 a reazione e mitragliare con precisione: le risse da concerto e da pallone, gli esperti della televisione. Il rompiballe moralista, l'idiota giornalista, il chitarrista di banda armata. Sarebbe bello avere il dito sul pulsante adesso: questa gente ce l'abbiamo addosso. Sempre di più! Sempre di più! Vengono su sempre di più ….


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DISASTRO AEREO SUL CANALE DI SICILIA
Francesco de Gregori, dall'album "Bufalo Bill", 1976

Risulta peraltro evidente, anche nel clima della distensione, che un eventuale attacco ai Paesi Arabi vede l'Italia in prima posizione. E tutti sanno tutto dell'inizio ma nessuno può parlare della fine. E questa è la storia dell'aereo perduto al largo delle coste tunisine. La fabbrica di vedove volava a diecimila metri, sulla terra siciliana, il pilota controllava l'orizzonte, la visibilità era buona. Il pilota era un giovane ragazzo americano, ma faceva il soldato a Verona. E dieci chilometri sotto, ginestre e cemento a due passi dal mare e case popolari costruite sulla sabbia, nient'altro da segnalare. Solo la tomba di un giornalista, ancora difficile da ritrovare. E la fabbrica di vedove volava, sola, come un uccello da rapina. Il mare una tavola azzurra ormai, l'Africa era già più vicina, sul cielo una striscia di neve, bianca, bianca di carta velina.

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VOLARE
Da: Falso di Punkreas, 2002

A fine dicembre di un secolo fa due fratelli curiosi ma molto ingegnosi spiegarono al mondo su come si sta guardando dall'alto nel cielo cobalto e così lavorandoci sempre più a fondo l'invenzione riuscì ha cambiato il destino del mondo perchè da quel giorno di fatto si può volare si volare no viva l'aereo se partirò arriverò sarà in aereo sembrava l'inizio di un grande servizio in pochi minuti ridurre lo spazio ma appena staccati coi piedi da terra si vola soltanto a fare la guerra e perciò come dentro ad un sadico gioco l'aviatore si armò cominciarono le piogge di fuoco per molti l'aereo si usa così volare si volare no viva l'aereo se partirò arriverò sarà in aereo c'è chi sgancia le bombe chi ripara le sonde c'è chi punta i palazzi chi li abbatte coi razzi volare si volare no viva l'aereo

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AVIATORE
Da: Con me o contro di me, Nomadi, 2006

Mi hanno detto che non si può rientrare perchè ci sono stati dei problemi tra le comunicazioni terrestri e quelle qua su Giove. Mi hanno detto che va tutto bene e che tra poco potrò ripartire e sfrecciare nello spazio per poterti riabbracciare. Ma sono un soldato che obbedisce e non capisce sono un esploratore che ha studiato da aviatore. Mi hanno detto che stanno tutti bene che potranno ancora sopportare tutto il gas nucleare e quello che è uscito dal mare. Ma sono un soldato che ha obbedito ed ha capito che non è servito, non è servito. Sai, fin da bambino sognavo di volare ansioso di esplorare. Sai, io d'aviatore amavo pilotare ero fiero di servire ma la tua voce è sempre più lontana, fuori controllo sto perdendo il segnale. Tra polvere di terra e ferro sto ingoiando l'ultimo boccone devo fare attenzione, è arrivata l'ultima istruzione. Mi hanno detto che non posso tornare che almeno uno si deve salvare perchè devo testimoniare per non ripetere lo stesso errore. Ma sono un soldato che ha obbedito ed ha capito che non è servito, non è servito. Sai, fin da bambino sognavo di volare ansioso di esplorare. Sai, io d'aviatore amavo pilotare ero fiero di servire ma la tua voce è sempre più lontana, fuori controllo sto perdendo il segnale. Adesso ho smesso di parlare e vedo la terra scoppiare quanta luce quanto amore si dissolvono nel buio.

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L'AVIATORE
C. Chieffo 1991

Le nuvole della menzogna dicono di essere il cielo, ma sono grigie come l'asfalto e tolgono il respiro; il sole lo vedono solo loro e lo raccontano come gli pare, ma sono nere come la morte e non lasciano respirare... Ma io col mio aereo d'argento ho sfidato le nuvole e, grazie a Dio, ho visto il cielo e non volevo guardare indietro, non potevo tornare indietro, non volevo tornare... Le nuvole della menzogna assumono le forme più strane, ma hanno gli occhi dei serpenti e un cuore di squame. I vetri si erano appannati, allora ho puntato dritto contro il sole, ho respirato forte forte e ho cominciato a salire... E io col mio aereo d'argento ho giocato le nuvole e, grazie a Dio, ho visto il cielo e non volevo guardare indietro, non potevo tornare indietro, non volevo tornare... Quando ho visto la terra così lontano credevo di essere perduto, ho spento il motore dell'aereoplano nel silenzio assoluto... allora ho sentito la musica vera, che le nuvole vogliono soffocare, la musica del silenzio che ci fa cantare... E noi sull'aereo d'argento abbiamo vinto le nuvole e, grazie a Dio, questo è il cielo e non vogliamo guardare indietro, non possiamo tornare indietro, non vogliamo tornare... mhmhmhmh

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LA RAGAZZA ARMIERE
Giampietro Milanetti, 2016

Mio padre io l’ho visto solo sopra una foto mia madre lo cerca nella vodka di stato io dalla scuola tecnica di primo grado poi addetta alla pressa come il mio fidanzato ma l’eroina dell’aria ci chiama a raccolta agli aerei sorelle che la guerra è una svolta volontaria assegnata a uno stormo di donne la divisa di armiere al posto delle gonne. E siamo noi col grasso che fa nere le nostre mani con il sudore che si gela nel petto nottate spese intorno a questi aeroplani fino a spulciargli via magagne e difetti e se appendiamo bombe sotto alle ali è perché alla patria che si porta rispetto e per poter sognare ancora domani l’abito bianco di raso e confetti in un mondo un po' meno imperfetto. Un campo di grano è un aeroporto avanzato dormiamo in un fosso sotto ad un telo incerato non c’è un gabinetto l’acqua è sempre ghiacciata la pelle si incolla sul metallo gelato il motore tossisce l’elica sta girando la ragazza pilota è al suo posto ai comandi una corsa nel fango e già stacca le ali disegnando la rotta dentro ai venti invernali. E siamo noi accovacciate dove inizia la pista col naso dietro i vetri della finestra ad aspettare che ritornino in vista e quando spunta il bombardiere di testa corrergli incontro è come un giorno di festa anche se quando poi alla fine si arresta l’ala è bucata o la coda è spezzata e qualcheduna non è ancora tornata. La lotta diventa ogni notte più dura ma le nostre aviatrici non hanno paura gareggiano per decollare più volte sfidando in un valzer mortale la sorte poi un giorno di maggio la radio proclama la guerra è finita la patria vi è grata tornate al lavoro alle vostre famiglie l’unione dei soviet vi chiede altri figli E non è su noi che i cantautori scrivono le canzoni non ci intervistano le televisioni per tutti quei programmi finti di storia però l’anniversario della vittoria per ogni anniversario della vittoria in mezzo a questa gioventù che cvi ignora ci riabbracciamo le sorelle di allora per sempre giovani per almeno un’ora col cuore che ritorna a batterci in gola, e non mi sento più sola.

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