"Lindberg è un personaggio storico, a modo suo anche discusso. A me è piaciuta la parte che si potrebbe anche definire superficiale: l’atto estremo compiuto in solitudine con una grande preparazione, senza nessun tipo di avventatezza, come qualcosa che avrebbe dovuto essere compiuto comunque. Quella traversata atlantica, se non la avesse compiuta Charles Lindberg, l’avrebbe compiuta qualcun altro poco dopo. In quel momento della storia era qualche cosa che sarebbe accaduto comunque, ma è accaduto ad opera di Lindberg. A me è piaciuta la solitudine dell’impresa, la preparazione e anche un po’ il distacco della figura mitica dalla sua vicenda umana e privata. C'è perfino un distacco quando io penso a Lindberg o alla mia canzone: è come se pensassi a qualcun altro al di la della persona fisica e storica. Questa canzone ha un forte valore metaforico. Credo che molte persone la amano perchè si identificano fortemente in questo personaggio che si stacca da terra ed ha il privilegio di guardare il mondo dall’alto, rimanere in una condizione di solitudine e allo stesso tempo puntare a una meta ideale... C’è una meta ideale. Avrebbe potuto essere la figura di un alpinista, avrebbe potuto essere la figura di uno dei primi astronauti, oppure di uno di questi navigatori solitari. E’ la conquista di uno spazio di riflessione che un uomo compie in qualche modo anche per tutti gli altri. A noi rimane il desiderio, pochi lo hanno provato, di questo momento unico di meravigliosa solitudine. A noi in qualche modo basta vederlo da lontano, basta sognarlo". (Ivano Fossati). E' il 1992 quando il noto cantautore compone "Lindbergh", un album di canzoni dedicato al grande trasvolatore atlantico. Assai significativo il sottotitolo "Lettere da sopra la pioggia", che sembra indicare che chi si eleva in volo s'alza sopra la tempesta e sa ritrovare e regalare speranza.
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