Asservito alla follia della guerra d’espansione, l’aereo da bombardamento
porta morte; durante la seconda grande guerra Londra è sotto
il fuoco nemico:
«Sono ancora una città ma non per molto. /
Cinquanta generazioni mi hanno abitata, / se gli uccelli di morte ora io
accolgo: / costruita in mille anni, in un mese devastata»
; in
combattimento il generale può anche essere orgoglioso delle sue azioni
belliche, ma Brecht è satirico. La polemica del poeta poggia su una
speranza che, se in alcuni momenti può apparire disperata, è, in realtà,
l’unica risolutiva
(da: Poesie di Svendborg)
.
Non ne sembra convinto Salvatore Quasimodo:
Sei ancora quello della pietra e della fionda,...
Non il pensiero, ma neppure il cuore ha trionfato sulla malvagità
della natura umana; negli occhi del poeta sono vive le immagini dei
bombardamenti, su questi scorrono le tante violenze della storia e
l’unica risorsa consiste nel ripudiare il passato. Il velivolo sta tutto,
terribilmente rappresentato, nelle sue «ali maligne», entro «meridiane
di morte».
In guerra gli aerei sono mostri minacciosi: dal loro ventre cadono
grappoli di razzi a paracadute; la morte viene dal cielo, questo si fa
«rosso». Dall’alto gli obiettivi da colpire sembrano «giocattoli per bambini»,
«la stazione grande come un pacchetto di sigarette».
Gli
uomini che muovono le leve per aprire gli sportelli delle carlinghe
compiono gesti semplici, non sentono il rumore delle bombe, non
pensano che molti vivono nelle case colpite:
Un male universale ha dato loro la possibilità di uccidere delle persone
sconosciute, così simili a loro stessi. Un male tanto grande, per cui essi
portano terrore e morte e distruzione senza pensarci,
con la coscienza di compiere un dovere.
Qui il pensiero si confonde con «la coscienza di compiere un
dovere», è dunque condizionato; la speranza di Brecht è comunque
vanificata. Cosa può spiegare, infatti, l’azione di bombardamento aereo
su Hiroscima e Nagasaki? Karl Bruckner nel Gran sole di Hiroscima non
ne trova ragione alcuna e anche per questo il suo racconto è
agghiacciante.
Se le immagini suggerite dagli aerei da guerra sono aggressive,
bellicosi sono anche i nomi dei velivoli; lo testimonia l’elenco che ne fa
Mario Lodi nel romanzo autobiografico Il Corvo: Liberator, Spitfire,
Thunderbolt.
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Alfredo Gauro Ambrosi, Attacco con aerei Caproni
Salvatore Quasimodo
Bertold Brecht
Giuseppe Berto
Karl Bruchkner
Mario Lodi
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Testo di: Anna Bellio, Voli di Sogno nella letteratura italiana del novecento, I.S.U. Università Cattolica, 2007