Nonostante simili gravi inquietudini, le molte sensazioni provate, avvincenti proprio perché fuori dell’ordinario, hanno la meglio; la storia e la poesia dell’aviazione raccontano che chi vola porta dentro di sé il desiderio cocente di riprovare l’avventura, ha, insomma, nostalgia del volo, rimpianto dell’emozione di grandezza spirituale che esso regala. É quanto si legge anche in "Al vento delle steppe" di Beonio Brocchieri, un libro che l’autore definisce «nato in carlinga», e che in ogni pagina è storia di eccezionalità. Il pilota Brocchieri, per essere più convincente scrive: Io dico che Baudelaire, nell’allucinazione dei paradisi artificiali, ha pregustato la voluttà ipnotica, il tedio febbricitante del volo senza riferimenti su terre sconosciute. I testi letterari fotografano la cabina di pilotaggio, gli strumenti o i gesti, a volte convulsi, del pilota. L’interno dell’aereo e ciò che avviene in esso sono descritti tanto quanto le movenze del velivolo, le sue acrobazie, impennate o brusche frenate, scivolate di coda e d’ala. In alcuni scritti il traguardo da glorificare si ha quando l’uomo diventa una cosa sola con la macchina, come dichiara Valentino Piccoli, che continua questa sua prosa esaltata considerando l’aereo lo strumento ideale per gli obiettivi dell’Italia imperiale lanciata verso mete ambiziose, sostenute da simile clima di fanatica partecipazione.

È da poco finita la guerra del ’15-18 e l’aereo già ha conquistato la gente. Di giorno in giorno la rete di linee, tronchi, collegamenti aerei si fa sempre più fitta e stretta e già nel 1918 si dice che la navigazione aerea ha soppresso le distanze più felicemente di quanto abbia fatto il telegrafo. Si sviluppa l’epoca dell’aviazione civile, attestata dalle citazioni di seguito riportate, tratte da testi letterari che registrano le impressioni dei passeggeri. Nel fascicolo di febbraio dell’«Ala d’Italia», nel 1939, Bruno Barilli racconta con rapidi passaggi, attraverso metafore inedite, i vari momenti del volo.

Ezio D’Errico, nel dedicare agli «aviotrasportati» un racconto dialogo che ricorda le Operette morali di Leopardi, pregusta il momento in cui si potrà trascinare a volar fuori dall’abitacolo dell’aereo tutti i viaggiatori. Due uomini, uno scettico, l’altro sognatore e in attesa del giorno in cui l’uomo volerà, parlano del volo umano. In realtà tutto il discorso è retto dal visionario sostenitore della possibilità che l’uomo si libri nell’atmosfera e s’immerga nell’aria senza alcun mezzo che lo trasporti. La polemica è contro i tecnici increduli, schiavi del «rapporto fra i giri dell’elica e l’ampiezza della superficie portante»

PAGINA 23

Coppa Miraglia
25-26 ottobre 1925

Uberto Bonetti, Aerovista

Beonio Brocchieri

Bruno Barilli

Ezio D'Errico

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Testo di: Anna Bellio, Voli di Sogno nella letteratura italiana del novecento, I.S.U. Università Cattolica, 2007

VITTORIO BEONIO BROCCHIERI 1902 - 1979

Scrittore italiano (Lodi 1902-Milano 1979). È stato professore all'Università di Pavia di storia delle dottrine politiche, disciplina alla quale ha dedicato un ampio Trattato in 4 volumi (1934-51). Oltre a prose di viaggio (Viaggio intorno al mondo, 1933; Dall'uno all'altro polo, 1934), ha pubblicato romanzi (Nuna, 1963; La signora Grimsel, 1974), opere teatrali (Il fuoco del sabato, 1956; L'affare Eschilo, 1961), il libro di memorie Camminare sul fuoco (1964) e numerosi saggi, tra i quali, particolarmente penetranti, Europa ed oltre (1966), Saggio sui problemi della vita (1978).(Da: www.sapere.it)

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BRUNO BARILLI 1880 - 1952

Scrittore e musicista italiano (Fano 1880 - Roma 1952). Fu tra i fondatori della Ronda; collaboratore e critico musicale di numerosi giornali e riviste (La Concordia, 1915-16; Il Tempo, 1917-22; Corriere italiano, 1923-24; Il Tevere, 1925-33; Gazzetta del Popolo; Risorgimento liberale; L'Unità, ecc.). Il resoconto di concerti e opere liriche non è che stimolo e pretesto alla sua immaginativa estrosa, sensuale, per evocare, con una alacrità che spesso è autentico dono poetico, figure, paesaggi, prospettive di un allucinato barocco (Delirama, 1924; Il sorcio nel violino, 1926; Il paese del melodramma, 1931). Questa sorta di allucinazione lirica è anche il carattere costante dei suoi libri di viaggio, frutto di "corrispondenze" inviate a varî giornali (Parigi, 1933; Il sole in trappola, 1941; Ricordi londinesi, 1945; Il viaggiatore volante, 1946; Lo Stivale, postumo, 1952); e culmina negli scritti dell'ultimo periodo (Capricci di vegliardo, 1951), nei quali le occasioni al suo immaginare vengono sempre meno dal di fuori, e sempre più dal limbo dei ricordi. Le opere del Barilli sono state riordinate, a cura di E. Falqui, in 2 voll.: Il paese del melodramma e altri scritti musicali, e Il libro dei viaggi (1963). Il Barilli compose anche musica teatrale (Medusa, Emiral) e da camera.(Da: www.treccani.it)

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EZIO D'ERRICO 1892 - 1973

Scrittore italiano (Agrigento 1892 - Roma 1973); ha coltivato molteplici interessi, dalla pittura al giornalismo, affermandosi soprattutto come autore di romanzi polizieschi e commediografo. Fin dalle iniziali simpatie per il futurismo, la sua viva attenzione alle innovazioni della letteratura contemporanea lo ha portato a un atteggiamento da epigono consapevole, che si è espresso nella ricostruzione di atmosfere psicologiche alla Simenon dei romanzi polizieschi (Qualcuno ha bussato alla porta, 1936; Il fatto di via delle Argonne, 1937; La famiglia Morel, 1938; Il quaranta, tre, sei, sei non risponde, 1939, ecc.) e nel problematicismo di ascendenza pirandelliana (Un uomo in più, 1948; La dama di cuori, 1951), o nella prospettiva apocalittica delle commedie, ispirata a Ionesco e a Beckett (la raccolta riassuntiva Teatro dell'assurdo, 1968).(Da: www.treccani.it)

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VITTORIO BEONIO BROCCHIERI, Al vento delle steppe, Milano, Hoepli, 1935, p. 62

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Si consideri il pilota nella sua carlinga. L’occhio d’aquila volante è fisso, a volta a volta, su gli spazi sterminati, sugli apparecchi asserviti al suo volere, sul nemico da segnalare, inseguire, abbattere. Le mani e le braccia si muovono come parti vive della Macchina. Tutto il suo essere; tutte quelle ardenti e profonde forze volitive che hanno le loro fonti nell’essenza suprema dell’Anima; tutti gli impeti passionali che danno linfa vitale ai più temerarii ardimenti [...] tutto ciò che in lui è nobile e bello, si potenzia, si tempra, si irrigidisce come lama d’acciaio lucente, si centuplica. E queste forze spirituali si trasfondono nella Macchina. Ed egli sente se stesso come cuore pulsante del mirabile ordigno – che gli appare, a sua volta, come parte del suo essere, Uomo e apparecchio, Spirito e Macchina, diventano una realtà unica. Inscindibile. [...] L’espressione più alta, il simbolo rappresentativo e universale di questo anelito perenne di elevazione è nel volo. Quando Dante vuole indicare l’insaziato desiderio di Ulisse verso gli spazi ignoti, non parla di navigazione ma di «volo». E detta – profeta inconsapevole – il potente verso della Commedia: «dei remi facemmo ali al folle volo»



VALENTINO PICCOLI, Uomo + Macchina, «L’ala d’Italia», Roma, 1-15 marzo 1939, p. 45.

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A tremila metri [...] Siamo dunque anime perdute per la lunga lista umana. L’apparecchio è una prigione balistica, dove si sta a meraviglia. La partenza è un ratto. La prigione con tutti i suoi detenuti evade all’improvviso, inutilmente inseguita dai guardiani dell’aeroporto che sembrano gridare: ferma, ferma! L’apparecchio attacca la parabola aerea come un bolide [...] Nessun rumore nella pura atmosfera, nessun rumore che non sia il ronzio basso del motore – si indovina all’esterno il silenzio intatto delle vacuità infinite. L’apparecchio è una gabbia d’isolamento che balla col vento e sembra appesa al cielo. [...] Così piccoli ormai in vetta all’infinito, siamo affidati a un calcolo. La nostra posizione è esatta. Siamo un punto matematico, un punto mobile nel moto universale. Siamo un’idea di Giulio Verne. [...] Senza salti iperbolici eccoci a far l’altalena tra la terra e la luna. In grembo a questa abissale serenità nulla di più precario e positivo insieme. [...] E l’arrivo è una caduta – una caduta morale: la resa dell’equipaggio, la cattura dei passeggeri. Ce ne usciamo, meschini, uno dopo l’altro, curvi, dalla porticina di coda dell’apparecchio – le gambe inceppate – e rientriamo a malincuore nella vita consorziale di quaggiù; vortice, calpestìo, brusìo, fremito umano e lentezza disperante che par quasi immobilità. La grande città. La carta moschicida ci ha ripresi



BRUNO BARILLI, Un musicista vola, «L’ala d’Italia», Roma, 1-15 febbraio 1939, pp. 29-30.

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Io vi anticiperò quello che proveranno gli uomini di domani nuotando nell’aria [...] bisognerà pur incominciare a parlarne di questa immancabile vittoria di domani, [...] da questo presentimento, sì, signore... presentimento del volo... nascerà nel corpo fisico dei nostri figli la possibilità del volo, e ancora una volta saranno stati i poeti, gli antimeccanici, i puri dello spirito, a preannunziare quella che voi oggi chiamate ironicamente fantasticheria, ma che sarà l’immancabile realtà di domani



EZIO D’ERRICO, Quando l’uomo volerà, «L’ala d’Italia», Roma, 15-31 agosto 1939, p. 30.

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GIUSEPPE BERTO, Il cielo è rosso, Milano, Longanesi, 1965, p. 58.

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COPPA MIRAGLIA 25/26 OTTOBRE 1925

A ricordo dell'aviatore Giuseppe Miraglia, a Venezia nell’autunno del 1925, dall'idroscalo di sant'Andrea, venne disputata una grande gara aviatoria, la Coppa "Giuseppe Miraglia", e la città di Lugo fece dono al vincitore di un bellissimo orologio che portava la dicitura dannunziana: "Lugo matrice ferrigna". La competizione era di specialità e riservata agli idrovolanti. Due i percorsi: il "Circuito A", Venezia, Grado, Monfalcone, Trieste, Pirano, Venezia di circa 250 Km, e il "Circuito B", Venezia, Chioggia, Rimini, Ravenna, Chioggia, Venezia di 365 km per un totale di 615 km. Domenica 25 si disputò sul circuito A, con la partecipazione di un Macchi M18 V.6 della 142^ Squadriglia, di un Macchi M7 della 161^, un S.16 ter della 188^, un M7 ter della 163^, un M18 V.6 della 143, un M7 della 164^, un S16 della 187^, un M7 della 166^. Il giorno successivo si svolse il circuito B. L'edizione fu vinta dalla 143^ Squadriglia di Venezia pilota il parmense Guido Bonini, secondo Vittorio Centurione della 187^ di Spezia. Scotto.

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