Si legga ora, in conclusione, la prosa che segue; tra il serio e il faceto, tra verità e leggenda, chi racconta ricorda che da fatalità apparentemente poco determinanti sono nati nella storia sviluppi imprevisti in tutti i campi: Un pomo ci tolse il Paradiso ... Oggi che anche la luna è sorpassata, l’uomo contemporaneo è pronto a prendere il largo verso nuove avventure celesti e spaziali, disposto ad affidarsi a qualche altro velivolo miracoloso, simbolo di libertà e liberazione, proprio come Cosimo nel Barone rampante, romanzo di fantasia che Italo Calvino ambienta nel Settecento, il secolo da cui prende le mosse la modernità: Certi aeronauti inglesi ...

Nel comportamento umano rimane comunque un neo, un’imperfezione sulla quale la poesia invita a riflettere. Si legga dal Limone lunare. Non sentite l’odore di fumo? di Danilo Dolci; la raccolta, del 1972, è canto di un poeta che dà voce, con dolorosa amarezza, al suo profondo senso del dovere:

La troppa luce fa dolere gli occhi.
Nuvole chiare, quasi quieto il vento,
macchiano di oscure ombre il mare
dove non è più azzurro ma diviene
specchio di sole, luce consistente.
In alto lascia bianche scie un jet.
L’uccello per partire, alza le ali
per arrivare, arriva:
solo, o in gruppo.
Finora l’uomo
sa superare oceani col jet
quasi a occhi chiusi attraverso tempeste
ma organizzarsi libero gli è tanto
astruso che gli occorre
– tra bolli, visti, dogane, visite, turni in fila –
più tempo per partire e arrivare
che per volare

PAGINA 28

Trasvolata dei Tre Continenti
13 febbraio - 16 giugno 1927

Angelo Canevari, Scivolata d'ala, 1938

Italo Calvino

Danilo Dolci

Lorenzo Viani

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Testo di: Anna Bellio, Voli di Sogno nella letteratura italiana del novecento, I.S.U. Università Cattolica, 2007


Un pomo ci tolse il Paradiso, un pomo accese la guerra di Troia, un pomo colto con la freccia da Tell sulla testa del figlio diede la libertà alla Svizzera, ma il più miracoloso di tutti, o fratelli, è che un pomo rivelò, cadendo, a Newton le leggi della gravitazione, e a me il globo aerostatico di Montgolfier ha rivelato che si può, e si deve, approdare lassù. [...] Lassù, o fratelli, e il Simonetti, nella cui fronte splendeva la serenità della predestinazione, accennava la luna, che tra lo scialbore prendeva largo nel cielo.



LORENZO VIANI, Viaggio alla luna e moto perpetuo, in ID., Il nono e la statua nera, a cura di Carlo Cordié, Firenze, Vallecchi, 1943, p. 196.

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Certi aeronauti inglesi facevano esperienze di volo in mongolfiera sulla costa. Era un bel pallone, ornato di frange e gale e fiocchi, con appesa una navicella di vimini: e dentro due ufficiali con le spalline d’oro e le aguzze feluche guardavano col cannocchiale il paesaggio sottostante. [...] Quand’ecco la mongolfiera fu presa da una girata di libeccio; cominciò a correre nel vento vorticando come una trottola, e andava verso il mare. [...] Cosimo, nel momento in cui la fune dell’ancora gli passò vicino, spiccò un balzo di quelli che gli erano consueti nella sua gioventù, s’aggrappò alla corda, coi piedi sull’ancora e il corpo raggomitolato, e così lo vedemmo volar via, trascinato nel vento



ITALO CALVINO, Romanzi e Racconti, a cura di Mario Barenghi e Bruno Falcetto, Milano, Mondadori, 1991, p. 776.

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ITALO CALVINO 1923 - 1985

Italo Calvino nasce il 15 ottobre 1923 a Santiago de Las Vegas, presso l'Avana (Cuba). Il padre, Mario, è un agronomo di origine sanremese, che si trova a Cuba per dirigere una stazione sperimentale di agricoltura e una scuola agraria dopo venti anni passati in Messico. La madre, Evelina Mameli, di Sassari è laureata in scienze naturali e lavora come assistente di botanica all'Università di Pavia. Nel 1925 la famiglia Calvino ritorna in Italia, e si stabilisce a San Remo, nella Villa Meridiana che ospita la direzione della Stazione Sperimentale di Floricoltura, dove Calvino vive «fino a vent'anni in un giardino pieno di piante rare ed esotiche». Compiuti gli studi liceali, Italo Calvino viene avviato dai genitori agli studi di Agraria, che non porta a compimento. Per quanto, infatti, tenti di seguire la tradizione scientifica familiare, ha già «la testa alla letteratura». Inoltre, a interrompere gli studi si intromette la guerra. Dopo l'8 settembre 1943, Calvino si sottrae all'arruolamento forzato nell'esercito fascista, e assecondando un sentimento che nutriva fin dall'adolescenza, si aggrega ai partigiani della Brigata Garibaldi, e fa così «la prima scoperta del lancinante mondo umano». Dopo la liberazione, aderisce al Partito Comunista Italiano, collabora a giornali e riviste, e si iscrive alla Facoltà di Lettere di Torino, dove nel 1947 si laurea con una tesi su Joseph Conrad. A Torino collabora al «Politecnico» di Vittorini, ed entra a far parte del gruppo redazionale della casa editrice Einaudi. In quell'ambiente «interdisciplinare, aperto alla cultura mondiale», matura la sua vocazione a «scrivere pensando ad uno scaffale di libri non solo di letteratura». Nel 1947 esordisce come scrittore, pubblicando, grazie a Pavese, Il sentiero dei nidi di ragno. A questo romanzo, con cui si rivela il più giovane e dotato tra gli scrittori neorealisti, segue il volume di racconti Ultimo viene il corvo (1949). Negli anni Cinquanta e Sessanta svolge le funzioni di dirigente nella casa editrice Einaudi e intensifica sempre più la sua attività culturale e il suo impegno nel dibattito politico-intellettuale, collaborando a numerose riviste. Inoltre si impone nel panorama letterario italiano, come il più originale tra i giovani scrittori, in seguito alla pubblicazione della raccolta dei Racconti (1958), e soprattutto del volume I nostri antenati (1960), che comprende la trilogia di romanzi fantastici e allegorici sull'uomo contemporaneo: Il visconte dimezzato (1952), Il barone rampante (1957), e Il cavaliere inesistente (1959). In questi anni pubblica anche l'importante saggio Il midollo del leone (1955), e raccoglie e traduce Le fiabe Italiane che pubblica nel 1956, anno in cui i fatti di Ungheria provocano il suo distacco dal PCI e lo conducono progressivamente a rinunciare a un diretto impegno politico. Tra il 1959 e il 1967 dirige, insieme a Vittorini, l'importante rivista culturale letteraria «Il Menabò», in cui pubblica interventi caratterizzati da un impegno di tipo etico-conoscitivo, quali Il mare dell'oggettività (1959) e La sfida del labirinto (1962). Nel 1963, anno della Neoavanguardia, pubblica, oltre a Marcovaldo ovvero Le stagioni in città, il racconto costruito ancora su schemi di tipo tradizionale La giornata di uno scrutatore, con cui si chiude il ciclo apertosi all'incirca un decennio prima. Nel 1964 si apre una nuova fase della vita e della carriera di Italo Calvino: sposa l'argentina Judith Esther Singer e si trasferisce a Parigi, da dove continua a lavorare per l'Einaudi, e dove viene a contatto con gli ambienti letterari e culturali più all'avanguardia. Nel 1965 nasce la figlia Abigail, ed esce il volume Le Cosmicomiche, a cui segue nel 1967 Ti con zero, in cui si rivela la sua passione giovanile per le teorie astronomiche e cosmologiche. Il nuovo interesse per le problematiche della semiotica e per i processi combinatori della narrativa trova espressione anche ne Le città invisibili (1972), e ne Il castello dei destini incrociati (1973). Intanto cresce il suo successo e il suo prestigio in tutto il mondo. Negli anni Settanta — anni in cui nutre una residua speranza nella ragione, pur avvertendo un degradarsi generale della vita civile italiana e mondiale — Calvino pubblica numerosi interventi, prefazioni e traduzioni in molte lingue, e collabora prima al «Corriere della Sera», poi alla «Repubblica». Nel 1979 esce il romanzo Se una notte d'inverno un viaggiatore, che diviene subito un best seller. Nel 1980 si trasferisce a Roma, e pubblica una raccolta dei suoi saggi più importanti, Una pietra sopra. Nel 1983 escono i racconti di Palomar, ricchi di disillusa amarezza. Nel 1984 la crisi della casa editrice Einaudi lo induce a passare all'editore Garzanti, presso cui pubblica il volume Collezione di sabbia, oltre alla riedizione delle sue opere più importanti. Nel 1985, avendo ricevuto l'incarico di tenere una serie di conferenze negli Stati Uniti a Cambridge, alla Harvard University, prepara le Lezioni Americane, che tuttavia rimarranno incompiute e saranno edite solo postume nel 1988. All'inizio di settembre, infatti, Italo Calvino muore all'ospedale di Siena, colpito da un'emorragia celebrale. Nel maggio 1986 presso Garzanti esce Sotto il sole giaguaro, il primo libro postumo di Calvino. Il volume raggruppa tre racconti: Il nome, Il naso, Sotto il sole giaguaro e Un re in ascolto. Calvino intendeva scrivere un testo dedicato ai cinque sensi. La morte gli impedì di completare i racconti dedicati alla vista e al tatto. (Da: www.italialibri.net)

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DANILO DOLCI 1924 - 1997

Nasce a Sesana in provincia di Trieste, Danilo Dolci, sociologo, educatore, attivista della non-violenza. Nel 1950, aderisce all’esperienza di Nomadelfia, la comunità animata da don Zeno. Nel 1952, si trasferisce a Trappeto, nella Sicilia occidentale, dove promuove lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, battendosi per i diritti umani e per il lavoro. Un impegno totale, portato avanti con grande energia e convinzione tanto da guadagnarsi il soprannome di "Gandhi italiano". Dolci è considerato una delle figure più significative del movimento pacifista internazionale. Le sue pubblicazioni, più vicine al documentario che alla letteratura: Fate presto (e bene) perché si muore, 1953; Banditi a Partinico, 1955; Inchiesta a Palermo, 1956; Spreco, 1960; Racconti siciliani, 1963, tratti dagli ultimi tre volumi, Conversazioni contadine, 1966; Chi gioca solo, 1967; Chissà se i pesci piangono, 1973, e le iniziative sociali, in cui confluirono atteggiamenti cristiani, socialisti, liberali e "gandhisti" (metodo della protesta non violenta), da lui promosse a Trappeto (1952), a Partinico (1954), per la diga sul f. Iato, e in altre località della Sicilia. Motivi sociali e religiosi si fusero originalmente nella sua produzione poetica: Voci della città di Dio, 1951; Poesie, 1956; Il limone lunare, 1970; Creatura di creature, 1979; Palpitare di nessi, 1985..

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LORENZO VIANI 1881 - 1936

pittore e scrittore, allievo di Nomellini a Lucca, soggiorna a Parigi dal 1908 al 1909 e là matura il passaggio da un tardo realismo intriso di simbolismo ad un postimpressionismo di intonazione fauve. Anarchico, negli anni dieci esegue grandi composizioni epiche di immediata espressività. Nel dopoguerra, mentre in pittura continua a sviluppare i temi a lui consueti, (diseredati, marine, paesaggi apuani) poi ripresi nei murali e nei grandi dipinti del ‘35 e ’36 per la stazione di Viareggio e il Collegio IV Novembre di Ostia, Viani si impegna in un’intensa produzione letteraria (“Ceccardo”, 1922; “Giovannin senza paura”, 1924; “I Vàgeri”, 1926; “Roccatagliata”, 1928; “Angiò uomo d’acqua”, 1928; “Storie di umili titani”, 1934; “Le chiavi nel pozzo”, 1935) e giornalistica.

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TRILUSSA 1871 - 1950

Pseudonimo anagrammatico del poeta in dialetto romanesco Carlo Alberto Salustri. Autore di sonetti, nei quali raffigurò la Roma borghese e piccolo borghese, Trilussa abbandonò assai presto, quasi completamente, questa forma espressiva, per passare alla creazione, intorno al 1907, d'un tipo di favola che, nella prima idea, avrebbe dovuto essere una sorta di parodia delle favole classiche, ma si sciolse subito in libere invenzioni, metricamente sempre più variate. Tra le raccolte: Quaranta sonetti romaneschi (1895), Ommini e bestie (1914), Lupi e agnelli (1919). Cominciò a pubblicare qualche sonetto intorno al 1890 sul Don Chisciotte e sul Messaggero, del quale poi fu a lungo collaboratore; alla sua prima raccolta (Quaranta sonetti romaneschi), seguirono Altri sonetti (1898), Caffè-concerto (1901), Er Serrajo (1903), ecc. Il Trilussa dei sonetti concentra la sua attenzione sulla cronaca spicciola della Roma borghese e piccolo-borghese, non solo per cogliere il contrasto fra le apparenze e la verità della vita e della società, ma per esemplarlo o tipizzarlo in situazioni, figure e macchiette, con spirito caustico e insieme divertito, scettico e pur venato a momenti d'una malinconia crepuscolare. Questa tendenza a tipizzare portò ben presto Trilussa all'apologo e alla favola: la quale, fu ben presto caratterizzata da libere invenzioni a fondo realistico sotto la convenzionalità degli emblemi. La sua poesia si venne così affrancando metricamente dal sonetto (di eredità belliana) in forme sempre più variate, e insieme semplificandosi nel lessico, col ridursi del dialetto a inflessione o sottolineatura ironica, a contrappunto gergale della sua ispirazione moraleggiante (oltre a Ommini e bestie e Lupi e agnelli: Nove poesie, 1910; Le storie, 1913; Le cose, 1922; La gente, 1927; Libro numero nove, 1929; Giove e le bestie, 1932; Libro muto, 1935; Acqua e vino, 1944-45). Trilussa compose anche alcune novelle e illustrò o meglio "pupazzettò" qualche suo libro (Duecento sonetti, 1937). Postuma è la raccolta di Tutte le poesie (a cura di P. Pancrazi e L. Huetter, 1951).(Da: www.treccani.it)

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TRASVOLATA DEI TRE CONTINENTI

A bordo di un idrovolante S.55 "Santa Maria" il comandante Francesco De Pinedo con il capitano ingegnere Carlo Del prete e il motorist marescialllo Vitale Zacchetti, decollarono il 13 febbraio 1927 da Cagliari Elmas per la prima tappa della crociera verso Kenitra, in Marocco, che raggiunsero nel pomeriggio con un volo di 1590 km. Il 14 febbraio fu raggiunta Villa Cisneros (1600 km), oggi Dakhla, nel Sahara Occidentale. Rifornito il velivolo alle 23 ripartirono per la terza tappa destinazione Bolama, oltre Dakar, che toccarono alle 7.30 del mattino (1600 km). La traversata atlantica diretta fu impedita da sfavolrevoli condizioni meteo, che fecero optare per altri due brevi voli fino a Capo Verde, da dove il 19 febbraio si diresse la prua verso Porto Praia, sulle isole di Capo Verde. Il 22 febbraio ebbe inizio la trasvolata vera e propria con partenza alle ore 1.10 del mattino. Tremila chilometri separarvano l'equipaggio dalla meta, Porto Natal sulle coste brasiliane. 13 ore e 45' di volo rotti solo dai bagliori dei temporali. Purtroppo i venti contrari impedirono di raggiungere Porto Natal per eccessivo consumo di carburante, e quindi De Pinedo decise di ammarare, tornado indietro, all'Isola di Fernado di Noronha. Ammaraggio difficilissimo a causa delle pessime condizioni del mare. il 24 febbario riprendeva il volo verso le coste brasiliane compiendo il balzo di 380 km. Da Porto Nadal si riprendeva il volo lo stesso giorno per Pernabuco, distante 270 km. Due giorni dopo, il 26, era la volta di Rio De Janiero, dove una folla entusiasta accolse i trasvolatori dopo 1350 km di volo. Il 28 arrivarono a S. Paolo e poi a Santos che venne abbandonato il 1 marzo per Porto Alegre, ultima tappa sulla costa brasiliana. Il 2 marzo raggiunsero Buenos Aires concludendo la prima parte della crociera in 78 ore di volo effettivo, 12791 km da Cagliari. La seconda parte del gran volo, iniziata il 15 marzo, li avrebbe portati fino a Phoenix, in Arizona, attraverso l'Uruguay, il Paraguay, di nuovo il Brasile, la Bolivia, per riaffacciarsi ancora sull'Atlantico il 25 marzo percorrendo 5000 km in 4 giorni. Lasciato il continente sudamericano il 26 marzo da Georgetown, si portò a Point-à-Pitre, nella Guadalupa e , il giorno successivo arrivò a Porto Prince, capitale di Haiti. Una nuova deviazione rispetto al piano originale che allungò di altri 2200 km il percorso. Dopo aver toccato l'Avana il 28 marzo, ammarò a New Orleans, toccando per la prima volta il suolo nordamericano, di fronte a centinaia di migliaia di persone. Dopo quattro giorni di riposo, il 2 aprile il Santa Maria era di nuovo in volo raggiungendo Galveston e Sant'Antonio nel Texas. Il 4 aprile arrivarono a Hot Springs, nel New mexico , quindi si decise di raggiungere il lago Roosvelt, presso Phoenix, in Arizona. Il 6 aprile dopo due giorni di fatica sulle Momtagne rocciose e sulle calure del plateau del Colorado arrivarono sullo specchio d'acqua, accolti da numerosi curiosi. Dopo un ora e mezzo dall'arrivo, fatto il rifornimento, erano pronti per partire, quando un incauto spetattore buttò un mozzicone di sigaretta accanto al velivolo. La superficie dell'acqua, con molta benzina, prese immediatamente fuoco, distruggendo il velivolo. Il 2 maggio arrivò il Santa Maria II dall'Italia e dopo alcuni giorni per il montaggio e per attendere la fine di una bufera, finalmente il giorno 8 De Pinedo riprese il volo da New York per Boston. Il 9 era la volta di Filadelfia che non si riesce a raggiungere per densa fochia. La città venne raggiunta il giorno 11. Poi Charleston, e il 13 a Pensacola e New Orleans. Il 14 maggio il balzo verso Chicago, che raggiunse il giorno successivo, dopo una tappa a Menphis. Il 27 maggio fu la volta di detroit e poi a Montreal , distante 1250 km. Il 18 a Quebec e poi con un sol balzo di 1800 km, Trepassey nell'isola di terranova. Il 20 maggio l'equipaggio è alla vigilia della seconda traversata atlantica. Si parte il 23 maggio per Horta nelle Azzorre alle ore 4.28 del mattino. Ostacolata da forti venti contarri e calcolato di non poteraggiungere Le Azzorre, De Pinedo decideva di ammarare nelle ultime ore di pomeriggio del 23 marzo. Il peggiormaneto delle condizioni meteo costrinse il santa Maria II a rimanere alla cappa per tre giorni all'appoggio di una goletta portoghese. Raggiunsero Horta il mattino del 30 maggio e dopo le necessarie riparazioni il 10 giugno il velivolo riprese il volo arrivando a Lisbona. Dopo una tappa a Barcellona arrivò a Roma il 16 giugno 1927.

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