fatto uccello in aria come Gesù questo secolo sale [...] gli angeli volteggiano intorno al bel volteggiatore Icaro Enoch Elia Apollonio di Tiana nuotano nell’aria intorno al primo aeroplano
Le immagini sono di Apollinaire, da Alcool, una raccolta del 1913; nella poesia mito e realtà si fondono, passato e presente «nuotano nell’aria» intorno al primo aeroplano. Millenni di sogni si realizzano in una cabina di pilotaggio oppure tra tubi, ruote, armature dell’apparecchio, tra gli hangars, i meccanici e i piloti. Nuova è la fusione di sacro e profano proposta da Apollinaire, non priva di qualche sarcasmo. Nessuna ironia invece nell’Ode all’aviatore di Adolfo De Bosis, sereno e ben augurante cantore del «carro alato»: Uomo che t’assidi sul tuo carro alato.
Assai originale figura d’aviatore è quella che s’incontra nel dramma in musica di Francesco Balilla Pratella: L’aviatore Dro: poema tragico in tre atti, pubblicato dalla casa musicale Sonzogno nel 1920. Negli anni Venti e Trenta, sempre più di frequente l’aeroplano balza sulle cronache dei giornali; nasce una nuova professione, quella del cronista aereo che utilizza il moderno apparecchio come strumento di giornalismo. Accade, nella prima metà del Novecento, che gl’inviati aeronautici abbiano spesso accenti da narratori e che poetiche risultino, a volte, le loro pagine mentre i narratori si cimentano, occasionalmente, in servizi aeronautici. Si pensi a Franz Kafka che, nel 1909, scrive la cronistoria delle gare svoltesi nel primo circuito aereo italiano di Brescia, ai discorsi di d’Annunzio in occasione delle sue imprese aeree (un misto di poesia e di reportage), ad alcune pagine di Adolfo De Bosis e di Curzio Malaparte. Si ricordino alcuni cronisti: Luigi Barzini, Mario Massai, che prese il brevetto di pilota a quarant’anni, Cesco Tomaselli, Ugo Ojetti, Maner Lualdi che negli anni Quaranta diviene inviatopilota.
Gabriele d’Annunzio è all’aerodromo di Montichiari il 9 settembre 1909; chiede, qua e là, d’essere accolto in aereo per volare, risponde a continue interviste. Di lui scrive Luigi Barzini: D’Annunzio è arrivato da Marina di Pisa in automobile, ma... Sempre al circuito di Brescia, alcuni giorni dopo, il poeta sollecita Calderara a prenderlo con sé sul suo aeroplano Wright. Quando, dieci minuti dopo, salta a terra è molto soddisfatto e dichiara che vorrebbe cambiare mestiere, vorrebbe fare l’aviatore, lascerebbe volentieri la professione di scrittore a Calderara.

PAGINA 16

Raid Aereo Bologna-Venezia
17-19 settembre 1911

Marcella Mencherini, Acrobazia Aerea

Guillaume Apollinaire

Adolfo De Bosis

Franz Kafka

Gabriele D'Annunzio

Curzio Malaparte

Luigi Barzini

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Testo di: Anna Bellio, Voli di Sogno nella letteratura italiana del novecento, I.S.U. Università Cattolica, 2007

GUILLAIME APOLLINAIRE,

Zona, in Lo chiamavan Lù e altre poesie, Milano, Mondadori, 1984, pp. 22-23: «Et changé en oiseau ce siècle comme. Jésus monte dans l’air [...] / Les anges voltigent autour du joli voltigeur / Icare Enoch Elie Apollonius de Thyane / Flottent autour du premier aéroplane».

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ADOLFO DE BOSIS 1863 - 1924

Da: Lode all'Aviatore. Uomo che t’assidi sul tuo carro alato e falcato, e sfidi turbinando, il Fato... poi, d’un balzo, a rompere suoi decreti, sali per l’irremeabile, saettando l’ali ferme, e su ti accampi nel conteso polo, dove fra suoi lampi sempre Dio fu solo! Emulo de l’aquile, despota del vento, occhi, polsi, anima pari al buon cimento, tu che l’orror sacro de li abissi hai domo, e dal gran lavacro esci più che uomo, so qual ne la fragile cimba o nel cuor saldo rechi tu novissimo bando al cielo, Araldo! So che al tuo passaggio rombano parole chiare: odo il messaggio de la Terra al Sole. Sole dio! che numeri gli evi; [...] oggi la proleoggi la prole d’Icaro dai perfidi laberinti, o Sole, monta a te col patto d’alleanze nuove, onde l’Uomo è fatto ospite di Giove! Bene sia! [...] Da l’originaria creta s’allontana e nel mar de l’aria mondasi l’umana gente. [...] Odo: [...] Han cantici gli uomini in suo cuore: Gloria, gloria, gloria splende eterna Face! in excelsis gloria, e a noi pace, pace!
ADOLFO DE BOSIS, Amori ac silentio sacrum: liriche di Adolfo De Bosis, Roma, Unione cooperativa editrice, 1900, ora in FEDERIGO VALLI e ANTONIO FOSCHINI, Il volo in Italia... Presentimento scienza e pratica nel pensiero nell’arte nella letteratura e nelle cronache dagli antichi tempi ai giorni nostri, Roma, Editrice Aeronautica, 1939, p. 145.

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LUIGI BARZINI

D’Annunzio è arrivato da Marina di Pisa in automobile, ma si direbbe piombato qui per le vie aeree (di prossima apertura), tanto la sua elegante persona è monda da ogni traccia di polvere o di fango. Egli visita gli aeroplani a domicilio, uno per uno, e li ammira da competente. Poiché egli è competente di aviazione; il suo ultimo romanzo che leggeremo a novembre, ha per eroe un navigatore del cielo. Il romanzo, è noto, s’intitola «Forse che sì, forse che no», e il titolo potrebbe essere il motto dell’aviazione contemporanea. Ogni aviatore, specialmente nelle giornate come questa, prendendo il volo guarda il cielo e pensa: Forse che sì... forse che no! [...] D’Annunzio si accende di desiderio. Egli vorrebbe volare con Rougier. «Potete portare una persona con voi?» gli chiede. Rougier spiega: «Ecco. Bisogna che il motore funzioni perfettamente» Potrà volare anche D’Annunzio? Forse che sì, forse che no. «Corriere della sera», 11 settembre 1909

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GUILLAUME APOLLINAIRE 1880 - 1918

Pseudonimo dello scrittore Guillaume-Apollinaris-Albertus de Kostrowitsky (Roma 1880 - Parigi 1918). Nato da un italiano e da una nobildonna polacca, ma di cultura francese, visse l'esperienza letteraria della Francia dagli ultimi anni del sec. 19º fino alla prima guerra mondiale, cui partecipò valorosamente. Le sue poesie giovanili si collocano nel quadro dell'ultimo simbolismo: così Le Bestiaire ou Cortège d' Orphée (1911) e le poesie che, pubblicate sparsamente, furono raccolte poi nel volume Calligrammes (1918). Dal senso musicale della parola passò a coltivare il valore suggestivo delle associazioni che la parola può evocare e inaugurò la lirica in cui assumono importanza massima le immagini e le cose. In tal modo fu condotto a iniziare nella poesia il cubismo, il sintetismo o simultaneismo e il surrealismo. La sua influenza si avverte in tutti i movimenti svoltisi nella letteratura francese dal 1905 al 1920 circa. Della sua opera non voluminosa si ricordano, oltre ai libri citati, Alcools (1913, poesie), Le poète assassiné (1916, romanzo), Les mamelles de Tirésias (1917, dramma surrealista). Amico di Braque, di Picasso e degli altri cubisti, partecipò attivamente al loro movimento come critico d'arte. (Da: www.treccani.it)

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ADOLFO DE BOSIS 1863 -1924

Poeta nato a Ancona. Diciottenne, quando frequentava ancora il collegio Campana di Osimo, De Bosis pubblicò il suo primo libro di poesie Versi (1881), opera ricca di riferimenti romantici. Iscrittosi alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Roma, seguì gli studi con scarso entusiasmo, distratto dai suoi prevalenti interessi letterari e mondani. In quegli anni ebbe modo di conoscere scrittori e poeti quali Scarfoglio, Pascarella e D'Annunzio, con il quale strinse un rapporto di amicizia. Nel 1895 uscì il primo numero della rivista, fondata e finanziata dallo stesso De Bosis, Convito, che Croce giudicò "la manifestazione collettiva più solenne dell'estetismo". La rivista, che nel progetto iniziale prevedeva di esaurirsi con i primi dodici numeri mensili, fu pubblicata sino al 1907. La sua attività di traduttore raggiunse risultati di particolare rilievo con il poeta inglese Shelley, autore molto apprezzato da De Bosis e dal quale trasse motivi ispiratori per i suoi versi. Con l'easurirsi delle pubblicazioni del Convito, De Bosis, personaggio schivo più di quanto potesse apparire, si allontanò dalle manifestazioni più plateali dell'estetismo, tanto che l'amico D'Annunzio nella Contemplazione della morte lo chiamò "principe del Silenzio". Abbandonata l'avvocatura, De Bosis, che oltre all'attività letteraria aveva sempre continuato a seguire i propri impegni professionali, viaggiò molto all'estero e si dedicò all'amministrazione e direzione di varie società commerciali e industriali.

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FRANZ KAFKA 1883 - 1924

Scrittore boemo di lingua tedesca e di religione ebraica: sono gli elementi caratterizzanti il background culturale di Franz Kafka, lo scrittore nato a Praga che il padre, un ebreo di lingua ceca di origine contadina arricchitosi con la sua attività di commerciante, volle inserire il figlio negli ambienti tedeschi poichè gli ebrei tedeschi, cui apparteneva la madre, costituivano il ceto privilegiato per cultura e benessere economico; egli era un tipico 'assimilato' (cioè occidentalizzato) poco interessato sia alla cultura che alla tradizione ebraica, e privo di quella sensibilità, non solo artistica, che caratterizzò il figlio. Questi coltivò fin dagli anni del liceo l'interesse per la scrittura seguendo lo stile barocco e fiorito tipico della moda di quegli anni, ben diverso dallo stile asciutto delle opere che sono arrivate fino a noi. Iniziò gli studi letterari nel 1902 a Monaco di Baviera, ma li interruppe all'improvviso dopo solo un paio di mesi, facendo ritorno a Praga per frequentare la facoltà di Giurisprudenza, dove si laureò nel 1906 - assecondando così il volere della famiglia. Fece pratica legale, lavorò fino al 1908 alle Assicurazioni Generali, poi all'Istituto di Assicurazioni contro gli Infortuni sul Lavoro del Regno di Boemia. Nel 1917 si manifestò la malattia (tubercolosi polmonare) di cui morirà nel 1924 nel sanatorio di Kierling vicino a Vienna. Qui era stato trasferito da Berlino, dove aveva convissuto per un paio di anni con Dora Dymant (o Diamant). Gli ultimi anni furono caratterizzati da ripetuti ricoveri in sanatorio. In realtà la maggior parte delle sue biografie dimenticano di citare il fatto che i suoi ricoveri in case di cura e sanatori di vario tipo erano iniziati già nel 1903 e si erano susseguiti con una certa regolarità fino al 1913 (per maggior precisione nel 1905, 1906, 1911, 1912, 1913), per interrompersi poi fino alla diagnosi (ufficiale) della sua malattia, avvenuta nell'estate del 1917. Questo (e non solo questo) fa supporre che la sua malattia fosse iniziata molti anni prima: così l'analisi dei racconti, da me condotta in parallelo a quella dei dati biografici nel saggio "Franz Kafka. La scrittura immanente", sembra confermare e convalidare questa ipotesi. Questo dato, se considerato valido come ritengo, sarebbe di fondamentale importanza: non solo fornirebbe un elemento in più sulla vita dell'autore, non solo sarebbe il tassello mancante della sua biografia (è inverosimile che tale malattia inizi di colpo con una sintomatologia come quella da lui manifestata - un'emottisi - che generalmente si verifica in fasi più avanzate), ma soprattutto fornirebbe una traccia interpretativa di molti elementi della sua scrittura. Finora tuttavia questo dato non è stato preso molto in considerazione, e il 1917 viene considerato - in mancanza di altre notizie - come la vera data del suo inizio. Gran parte della vita di Kafka possiamo ripercorrerla attraverso sue testimonianze dirette di tipo letterario-biografico (note di diario, lettere, aforismi, appunti) e grazie alla biografia scritta dall'amico Max Brod. Questi fu il primo a qualificare Kafka come uno scrittore "religioso". Scrittore lui stesso, ne aveva compreso il genio letterario e lo aveva sempre incoraggiato e sostenuto su questa strada, senza accondiscendere - per nostra fortuna - alla consegna ricevuta di distruggere, dopo la morte, le sue opere. Altra interessante ricostruzione a posteriori della sua vita fu fatta dallo studioso Klaus Wagenbach, che collaborò negli anni '50 alla redazione completa delle sue opere per la casa editrice Fischer. In famiglia Kafka fu molto legato alle sorelle Elli, Valli e sopprattutto alla più giovane Ottla, e allo zio materno Siegfried Löwy, che era medico e che si interessò molto a lui. Ebbe invece un rapporto più contrastato col padre, senz'altro a causa del diverso carattere e dei diversi interessi. Morì il 3 giugno 1924 e venne sepolto nel cimitero ebraico di Straschnitz a Praga, dove giace tuttora. Le sue sorelle morirono nei campi di concentramento nazisti. Dalle sue opere sembra emergere una personalità notturna, oscura e tormentata, in contrasto con quanto affermato da Max Brod, che lo dipinge invece come una persona gentile e delicata, allegra e disposta alla battuta e allo scherzo. Era senz'altro un uomo sensibile, attento a quanto accadeva intorno a lui ma anche portato all'introspezione e alla specualzione filosofico-esistenziale. Da molte sue affermazioni sembrava soffrire di una sorta di privazione di identità culturale, dovuta - forse - al fatto di essere un ebreo "assimilato", cioè inserito e integrato nella società occidentale e privo di radici nella tradizione ebraica. Da qui il suo interessamento per quella cultura e la frequentazione nel 1911-1912 di una compagnia di attori di teatro yiddish che si esibiva allora a Praga, tra cui l'attore Jizchak Löwy con cui strinse amicizia. Tormentato, o forse semplicemente indeciso, lo fu nella vita privata (sia nei rapporti sentimentali che in quelli con la famiglia, che non aveva mai compreso ne' approvato le sue aspirazioni letterarie) (Da: http://www.scritturaimmanente.it)

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GABRIELE D'ANNUNZIO 1863 - 1938

Gabriele D’Annunzio nasce nel 1863 a Pescara in una famiglia borghese e agiata, che lo ricoprì di attenzioni, anche per la sua precocità intellettuale. Compie ottimi studi liceali e ancora collegiale, pubblica la prima raccoltine poetica , Primo vere, che suscita grande interesse. Dal 1881 si trasferisce a Roma, iscrivendosi alla facoltà di lettere. Ma la vita brillante della capitale distoglie l’ambizioso provinciale dagli studi regolari: fecondo poeta e prosatore, frequentatore dell’alta società, D’Annunzio non prenderà mai la laurea. Nel 1883 sposa la principessa Maria Hardouin di Gallese, da cui avrà tre figli. Tra il 1884 e il 1888 è cronista mondano: ciò costituisce per lui un utile esercizio stilistico su situazioni eleganti e frivole, poi sviluppate nel primo e fortunato romanzo, Il piacere. E’ ormai affermatissimo come scrittore. Un nuovo legame con la contessa Maria Gravina, gli dà altri due figli, tra cui la prediletta Renata , che D’Annunzio soprannomina gentilmente “la Sirenetta”. Nasce l’amore intenso e tumultuoso con la grande attrice teatrale Eleonora Duse. Nel 1897 è eletto deputato per l’estrema destra, ma nel marzo 1900, dopo la repressione del governo Pelloux seguita ai tumulti popolari milanesi, passa clamorosamente a sinistra. Dal 1898 si stabilisce con la Duse in Toscana. In questo periodo nascono alcune tra le sue opere maggiori, in prosa (il romanzo Il fuoco) e in poesia (il ciclo delle Laudi). Chiuso l’amore con la Duse, altre burrascose relazioni si susseguono e si intrecciano senza intervallo. Soverchiato dai debiti e assediato dai creditori, nel 1910 ripara in Francia. Nel 1915 rientra in Italia ed è tra i più fervidi interventisti. Dopo l’entrata in guerra dell’Italia, nonostante sia più che cinquantenne, prende servizio al fronte, mosso dall’ambizione di svolgere in ogni circostanza il ruolo del superuomo. S’impegna poi in molte azioni di guerra rischiose: l’incursione aerea su Pola, il volo su Vienna, ma soprattutto, occupa Fiume. Conclusa l’avventura di Fiume si sposta in una villa di Gardone Riviera. Qui resta sino alla morte, nominato nel 1924 dal re, su proposta di Mussolini, principe di Montenevoso. La villa viene ingrandita e via via trasformata in una casa-museo. E’ il fastoso “Vittoriale degli Italiani”, che D’Annunzio donerà allo Stato. Muore il 1° marzo 1938, stroncato da un’emorragia cerebrale. (da: http://www.parafrasando.it/BIOGRAFIE/D_Annunzio_Gabriele.html)

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CURZIO MALAPARTE 1898 - 1957

Pseudonimo del giornalista e scrittore italiano Curzio Suckert nato a Prato. Durante la prima guerra mondiale si arruolò nella legione garibaldina delle Argonne; quindi combatté, come semplice soldato, sul fronte italiano e come ufficiale di nuovo in Francia, dove fu decorato al valore. Da allora, il suo intenso vitalismo e uno spirito dannunziano d'avventura lo sospinsero di esperienza in esperienza, dal giovanile repubblicanesimo al fascismo, dalla fronda antifascista (che gli procurò, nel 1933, la condanna, peraltro blanda, al confino) al filocomunismo e, in extremis, alla conversione al cattolicesimo. Fondò alcuni periodici politico-letterarî (La conquista dello Stato, 1924; Prospettive, 1939); fu condirettore della Fiera, poi Italia letteraria (1928-33), direttore della Stampa di Torino (1929-31), collaboratore del Corriere della sera, anche con lo pseudonimo di "Candido", e corrispondente, durante la seconda guerra mondiale, dai vari fronti. Dal 1953 in poi redasse, per il settimanale Tempo, la rubrica Battibecco. Viaggiò ripetutamente per l'Europa, con lunghi soggiorni a Parigi; fu anche nell'America Meridionale, e da ultimo in Cina. La sua attività letteraria, accanto a "ragionamenti" politico-letterari (L'Europa vivente, 1923; Italia barbara, 1925; Intelligenza di Lenin, 1930; Technique du coup d'état, 1931, ecc.) o di costume (Maledetti toscani, 1956), comprende "cantate" (L'Arcitaliano, 1928) e racconti epico-popolareschi (Avventure di un capitano di sventura, 1927), ispirati a quel mito di "Strapaese" che egli stesso - dopo essere passato per il "novecentismo" europeizzante di M. Bontempelli - aveva contribuito a creare; e accanto a prose di un idillismo evocativo e magico (tra le sue più felici: Donna come me, 1940), altre di un realismo (Kaputt, 1944) o di un cinismo (La pelle, 1950) spinti all'estremo, e tuttavia mescolati a una sensuale malinconia. Scrisse anche per il teatro e diresse un film, Il Cristo proibito (1950). Postume sono uscite parecchie raccolte di suoi scritti, per lo più già apparsi in giornali, da Io, in Russia e in Cina (1958), a cura di G. Vigorelli, a Mamma marcia (1959), Benedetti italiani (1961), Diario di uno straniero a Parigi (1966), Battibecco, 1953-1957 (1967), a cura di E. Falqui; del 2009 è la pubblicazione in traduzione italiana del saggio scritto in francese nel 1949 Coppi e Bartali. (da: http://www.treccani.it)

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LUIGI BARZINI 1874 - 1847

Giornalista italiano nato a Orvieto , fece parte, dal 1899 al 1922, del Corriere della sera, acquistandosi larga fama con le sue corrispondenze acute, colorite, vivaci, che, primo redattore viaggiante italiano, inviò dai più diversi paesi del mondo su avvenimenti d'interesse internazionale. Durante la prima guerra mondiale fu sul fronte francese, poi su quello italiano. Nel 1922 lasciò il Corriere per fondare a New York Il Corriere d'America. Tornato in Italia, diresse (1932) Il Mattino di Napoli. Senatore del Regno dal 1934, durante il periodo della repubblica di Salò fu presidente dell'Agenzia Stefani. Tra i suoi volumi, notevoli specialmente: Guerra russo-giapponese degli anni 1904-1905, 1906; La metà del mondo vista da un'automobile (sul raid Pechino-Parigi), 1908; La guerra d'Italia (gennaio-giugno 1916): sui monti, nel cielo e nel mare, 1916; Impressioni boreali, 1921; ecc. n Suo figlio Luigi iunior (Milano 1908 - Roma 1984), anch'egli giornalista, fu inviato speciale del Corriere della sera e nel 1945 fondò a Roma, con C. Vaccaro, il quotidiano economico Il Globo; deputato liberale (1958-72) (da: Dizionario Treccani online).

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BOLOGNA-RIMINI-VENEZIA-BOLOGNA
17-19 SETTEMBRE 1911

"Le Petit Journal" di Parigi e "Il Resto del Carlino" organizzano un Circuito aereo Bologna-Venezia-Rimini-Bologna, di circa 640 chilometri, cui partecipano sei aviatori italiani e quattro francesi. Tra essi vi sono 5 militari fuori concorso. Annunciata per l'8,9 e 10 settembre, la gara è rinviata di una settimana. Gli hangar dei veivoli sono piazzati all'ippodromo Zappoli, vicino a porta San Felice. L'aereo del tenente Giulio Gavotti, durante l'allenamento del 14 settembre, sorvola, per la prima volta nella storia, il centro di Bologna. Primo a concludere il raid è il monoplano Bleriot del capitano Carlo Maria Piazza, fuori concorso, mentre la gara è vinta dal francese André Frey, atterrato poco dopo. Durante il raid è effettuato anche uno dei primi esperimenti di posta aerea della storia: il 19 settembre Achille Dal Mistro atterra fortunosamente a Venezia con un sacco di corrispondenza, che viene regolarmente consegnato.

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