Fra i miti che nella letteratura occidentale attestano il fascino del volo il più diffuso e fortunato è quello di Icaro, rivisitato fino ai giorni nostri. Narra Ovidio che Dedalo, ideatore a Creta del labirinto nel quale sarà rinchiuso da Minosse, per salvare se stesso e il figlio dalla prigionia, non avendo altra strada, tenta la via del cielo e progetta un ingegnoso sistema per volare: raccoglie delle penne, le dispone una accanto all’altra cominciando dalle più piccole fino alle più grandi, le unisce quindi nel mezzo con dello spago e con cera alla base; quando sono ben salde le piega per imitare al meglio le ali degli uccelli. Le prova su di sé: le batte, rimane in aria, crede quindi nella riuscita dell’impresa e, dopo accorte e sapienti raccomandazioni al giovane figlio, le accomoda sulle spalle di Icaro. Gli fa da guida nel volo.
È bene essere cauti, mantenersi a mezza altezza, non volare troppo in basso perché le ali potrebbero bagnarsi nell’acqua del mare e diventare troppo pesanti a rischio della vita, non si deve neppure salire eccessivamente perché il sole potrebbe sciogliere la cera. Ma la baldanza giovanile è ben diversa dalla prudenza paterna e Icaro, sempre più audace, si lascia vincere dall’ebbrezza dell’infinito, sale e sale fino a che il sole squaglia la cera, allora, con un grido strozzato dalle onde nelle quali precipita, termina la sua breve avventura.
Il mito offre diverse prospettive d’interpretazione;
rasserenatasi, in chi lo apprende, la commozione per l’infelice
destino di Icaro, è possibile un attento esame della leggenda, che
celebra l’ingegno non disgiunto dalla creatività e dall’abilità
tecnica, il coraggio non privo di cautela, il rischio non sordo
all’equilibrio e alla moderazione. Se nella memoria e nella storia
della letteratura e dell’iconografia Icaro è sopravvissuto a
oscurare il padre e l’immaginazione ha costruito sulla tragedia le
sue metafore, ciò è segno dell’incredulità più o meno inconscia
dell’uomo di fronte alle sue stesse conquiste e vittorie, del
ricorrente affiorare in lui dell’insicurezza e del senso
d’impotenza. Il mito classico è comunque ordito in modo da ottenere
quest’effetto; è infatti punita l’audacia irriflessiva,
indisciplinata e priva di autocontrollo.
La leggenda antica propone
infatti l’ideale della via di mezzo, norma, nell’età di Ovidio, non
solo artistica, ma valida nelle circostanze della vita che
richiedono moderazione ed equilibrio.
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Icaro
Dedalo
Ovidio
Minosse
Scuola Specialisti A.M.
Video: Sonetto, di Giuseppe Parini. Voce di Domenico Paparella, introduzione di Angiolino Bellè.
Dallo spettacolo Volare, Bovolone, febbraio 2017
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Testo di: Anna Bellio, Voli di Sogno nella letteratura italiana del novecento, I.S.U. Università Cattolica, 2007