Si ricordi il valore morale che, sulla lezione di Ovidio, Ludovico Ariosto assegna all’aurea mediocritas in una favola della sua Satira III. La vera felicità, dice il poeta, risiede in una vita libera da sogni impossibili,
nella ricerca di un sereno equilibrio spirituale che rifugge dalle illusioni; Ariosto racconta con ironia cosa successe a un popolo inesperto del mondo e desideroso di scoprire il mistero della luna, ora calante ora nascente, ora piena.
I più intraprendenti corsero su per un monte con la certezza di riuscire a raggiungerla e toccarla, ma quando si accorsero che i loro sforzi erano vani, caddero a terra stanchi, avrebbero voluto non essere mai saliti; gli altri che rimasero indietro,
nel frattempo, ignari della disillusione di coloro che li precedevano, li invidiavano. Nessuno era felice.
Dalla razionalità classica a quella rinascimentale, fino al razionalismo illuministico, la rappresentazione del volo umano narra di illusioni,
esaltazione, meraviglia, soddisfazione di risultati, senso d’avventura e di potenza, ma pure di delusione, dubbio, rischio, errore, impotenza, tragedia; frequenti sono sia il richiamo alla modestia, dettato per lo più da realistica valutazione
delle conoscenze e dei mezzi a disposizione di quanti tentano l’impresa, sia la prudenza nel giudizio delle possibili, anche future, applicazioni del volo. Interessanti le testimonianze letterarie delle molte poesie composte in occasione
della prima riuscita ascensione, quella in pallone, compiuta nel 1783 dai fratelli Montgolfier. Compongono versi tra il satirico e il burlesco Lorenzo Pignotti, Lorenzo Mascheroni, Onorato Zanella. Impegno civile e preoccupazione morale
dettano a Giuseppe Parini il seguente sonetto, nel quale il pallone aerostatico parla in prima persona:
Ecco del mondo, e meraviglia, e giuoco, ...
Vincenzo Monti celebra invece senza incertezze il nuovo miracolo del volo; compone infatti
l’Ode al signor di Montgolfier ispirata
in realtà dalla notizia dell’ascensione compiuta dai francesi Charles e Robert il 1º dicembre del 1783.
Il poeta si rifiuta di considerare follia ogni tentativo umano di conoscere e dominare le leggi della natura in terra, in mare e in cielo e
invita gli elementi naturali a non sdegnarsi se l’uomo osa tanto da varcare delle «tempeste il regno» e giungere a «calcar le nuvole». Nessun senso di colpa, né timore di azione indegna; il tutto è frutto della «virtude» dell’uomo, rivolgendosi
al quale il poeta esclama:
" Che più ti resta? ..."
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Video: Ode al Signor di Montgolfier, Vincenzo Monti. Voce di Maurizio Garavaso, introduzione di Angiolino Bellè
Dallo spettacolo Volare, Bovolone, febbraio 2017
Ovidio
Ariosto
F.lli Montgolfier
Giuseppe Parini
Vincenzo Monti
Charles & Robert 1783
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Testo di: Anna Bellio, Voli di Sogno nella letteratura italiana del novecento, I.S.U. Università Cattolica, 2007
Testo di: Anna Bellio, Voli di Sogno nella letteratura italiana del novecento, I.S.U. Università Cattolica, 2007