Nel primo Novecento la letteratura ha toni comprensibilmente trionfalistici, l’orgoglio per la nascita dell’Aeronautica, che dopo la produzione di due modelli di dirigibili italiani avvia un progetto d’aviazione, lancia il suo grido di gioia: «Si vola! Si vola!». Lo sostengono le parole dell’«immaginifico» vate di Pescara, accese di fierezza ed entusiasmo per la «macchina alata», che al di là di ogni miseria della storia e di ogni limite geografico dà un’immagine della potenza e della bellezza dell’Italia. È bella, precisa, sembra modellata dall’aria per l’aria.
L’aereo dunque è la conquista scientifica, artistica, culturale e militare del momento, ed ecco Paolo Buzzi intitolare Aeroplani una sua raccolta poetica del 1908. L’intenzione del poeta è quella di assimilare l’aurorale poesia futurista al mezzo volante. Il libro di Buzzi è un esemplare d’aeropoesia esordiente, insieme a Ponti sull’Oceano e Il canto dei motori di Luciano Folgore, Caproni di Mario Carli e Le monoplan du Pape. Roman politique en vers libres di Filippo Tommaso Marinetti. Inno alla Poesia nuova, in Aeroplani, è un componimento in versi liberi che, sin dalle prime battute, proietta l’uomo vivente verso il futuro, sul soffio del «vento dinnanzi» per lasciarsi alle spalle il passato e farsi trasportare dal nuovo sole della libertà, dal vortice di motori tra le stelle, dall’infinto dei mari in «anelito di mille sirene», dalla potenza dei vulcani, dal nascere d’una poesia che «è figlia del vento dell’Alpi» e ha versi «di vento». Giocata sul dinamismo dell’aria, la composizione di Buzzi rappresenta la creazione poetica stessa: è libera, mossa, agile, sbuffante, fatta di soffi leggeri o violenti, incontenibili come l’emozione o la pazzia, come il ritmo del cuore umano che va «sposo» a quello del mondo, come il volo dell’aereo che s’immerge nel mondo in ascesa, nello spazio immenso della vertigine.
Nella stessa raccolta si legge Canto alato, protagonista è l’aeroplano: I cittadini volano. Le statue dei miei padri vedono passare, presso i lor gesti e i lor sonni, gli uomini nuovi nel nuovo garrito dell’ali. L’aeroplano naviga via, sovra le torme del fumo e cerca la vetta estrema dell’Alpi per valicarla più aereo, più delizioso. Modernità, novità e futuro ‘volano’ davanti alle statue immobili degli antenati, simbolo eccellente, per i Futuristi, del passato da superare e lasciarsi alle spalle senza indugi.
Ecco infatti Enrico Cavacchioli pensare a una Fuga in aeroplano: Voleremo insaziabilmente! Quando il motore oleoso ....
La poesia è un fuoco d’artificio d’immagini in libertà, si riconoscono in essa motivi della tradizione, ma frantumati e scompigliati come per una deflagrazione di intenzioni fantastiche decisamente nuove e provocatorie. Evidente è l’attenzione per la macchina nelle sue componenti meccaniche e metalliche, per il motore che ne è l’anima, per la violenza della corsa; si canta l’assalto e l’espugnazione dei nuovi mondi celesti perché tutto si compie in ebbrezza di guerra. Sopravvive la metafora del rapace che interpreta da millenni l’ansia del volo; rimane anche lo sprezzo della vita in condizioni d’eccezione che assicurano gloria.

PAGINA 10

Pescara,
30 luglio-6 agosto 1911

Tato, La Coppa Schneider, 1930 ?

Gabriele D'Annunzio

Paolo Buzzi

Luciano Folgore

Mario Carli

Filippo Tommaso Marinetti

Enrico Cavacchioli

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Testo di: Anna Bellio, Voli di Sogno nella letteratura italiana del novecento, I.S.U. Università Cattolica, 2007

SPETTACOLI DI AVIAZIONE DI PESCARA 1911

Il 31 luglio del 1910 a Pescara si svolse il primo volo con due aviatori (Frey e Barrier) sulla scia dei primi ‘esperimenti di aviazione’ registrati a Firenze, Verona e Bologna. Pescara offrì per l’occasione un campo improvvisato presso la Pineta di Pescara, una vecchia palude, con acquitrini e saline, dove in pochi mesi fu realizzato un luogo di dimostrazione con un prato di 160 mila metri quadrati, debitamente recintato con steccati, a distanza di poche decine di metri dall’edificio dell’attuale ex Aurum, nato in quei tempi come ritrovo mondano ‘Kursaal’. A promuovere tale iniziativa fu il Vate, Gabriele D’Annunzio, che fece sapere che a breve le gesta del circuito internazionale di Brescia-Montichiari sarebbero state ripercorse anche a Pescara in occasione dei festeggiamenti agostani che si stavano preparando per altre inaugurazioni, in onore del Santo Patrono Cetteo e anche per il cinquantenario della fondazione del Regno d’Italia. Il programma prevedeva due spettacoli d’aviazione il primo il 31 luglio, il secondo per il 4 agosto; il Palio della Coppa del Commercio da assegnare all’aviatore che avrebbe raggiunto l’altezza massima; poi il 6 agosto era prevista anche la ‘Gara delle distanze’ e infine, il 7 agosto, la Festa della Pineta con luminarie veneziane all’interno della nostra Riserva, ricchi buffet, balli e infine la ‘tombola delle 3 mila lire’.

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GABRIELE D'ANNUNZIO 1863 - 1938

Gabriele D’Annunzio nasce nel 1863 a Pescara in una famiglia borghese e agiata, che lo ricoprì di attenzioni, anche per la sua precocità intellettuale. Compie ottimi studi liceali e ancora collegiale, pubblica la prima raccoltine poetica , Primo vere, che suscita grande interesse. Dal 1881 si trasferisce a Roma, iscrivendosi alla facoltà di lettere. Ma la vita brillante della capitale distoglie l’ambizioso provinciale dagli studi regolari: fecondo poeta e prosatore, frequentatore dell’alta società, D’Annunzio non prenderà mai la laurea. Nel 1883 sposa la principessa Maria Hardouin di Gallese, da cui avrà tre figli. Tra il 1884 e il 1888 è cronista mondano: ciò costituisce per lui un utile esercizio stilistico su situazioni eleganti e frivole, poi sviluppate nel primo e fortunato romanzo, Il piacere. E’ ormai affermatissimo come scrittore. Un nuovo legame con la contessa Maria Gravina, gli dà altri due figli, tra cui la prediletta Renata , che D’Annunzio soprannomina gentilmente “la Sirenetta”. Nasce l’amore intenso e tumultuoso con la grande attrice teatrale Eleonora Duse. Nel 1897 è eletto deputato per l’estrema destra, ma nel marzo 1900, dopo la repressione del governo Pelloux seguita ai tumulti popolari milanesi, passa clamorosamente a sinistra. Dal 1898 si stabilisce con la Duse in Toscana. In questo periodo nascono alcune tra le sue opere maggiori, in prosa (il romanzo Il fuoco) e in poesia (il ciclo delle Laudi). Chiuso l’amore con la Duse, altre burrascose relazioni si susseguono e si intrecciano senza intervallo. Soverchiato dai debiti e assediato dai creditori, nel 1910 ripara in Francia. Nel 1915 rientra in Italia ed è tra i più fervidi interventisti. Dopo l’entrata in guerra dell’Italia, nonostante sia più che cinquantenne, prende servizio al fronte, mosso dall’ambizione di svolgere in ogni circostanza il ruolo del superuomo. S’impegna poi in molte azioni di guerra rischiose: l’incursione aerea su Pola, il volo su Vienna, ma soprattutto, occupa Fiume. Conclusa l’avventura di Fiume si sposta in una villa di Gardone Riviera. Qui resta sino alla morte, nominato nel 1924 dal re, su proposta di Mussolini, principe di Montenevoso. La villa viene ingrandita e via via trasformata in una casa-museo. E’ il fastoso “Vittoriale degli Italiani”, che D’Annunzio donerà allo Stato. Muore il 1° marzo 1938, stroncato da un’emorragia cerebrale. (da: http://www.parafrasando.it/BIOGRAFIE/D_Annunzio_Gabriele.html)

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PAOLO BUZZI 1874 - 1956

Laureato in legge, lavorò per tutta la vita presso l'Amministrazione Provinciale di Milano occupandosi attivamente dei molti problemi sociali del momento, come quello della pellagra. Ricco di interessi letterari iniziò presto l'attività di scrittore con una commedia nel 1886 e con un libretto d'opera (Crevalcore, per Anna Radius Zuccari, alias Neera) nel 1907. Si cimentò con una raccolta di poesie dialettali dal titolo "Cuna voeuia "(Culla vuota) e concluse con le liriche "Rapsodie leopardiane" questo suo primo periodo di noviziato. Dopo aver conosciuto Marinetti, il giovane poeta aderì con entusiasmo al movimento futurista che era sorto da poco e nel 1905 fu tra coloro che contribuirono a fondare la rivista "Poesia". Per "Poesia", che aveva indetto il primo concorso letterario, scrisse un lungo poema in prosa, dal titolo "L'esilio", che gli valse la vittoria. Il poema venne poi dato alla stampa nel 1906. "Aeroplani" sarà la sua prima opera di versi di stampo futurista e verrà pubblicata a Milano da Edizioni di "Poesia" nel 1909. Nel 1912, nell'antologia "I poeti futuristi", il poeta pubblicò molte sue poesie oltre ad un saggio sul verso libero. Seguirà, nel 1915, il romanzo "L'ellisse e la spirale. Film più parole in libertà", dai contenuti fantascientifici e dalle tecniche sperimentali (l'ultima sezione del testo è costituita da tavole parolibere, per la prima volta usate all'interno di un romanzo). Negli anni successivi Buzzi compose Conflagrazione (Epopea parolibera, 1915-1918), un vero e proprio diario della prima guerra mondiale in parole in libertà, con un uso frequente di collages. L'opera rimase inedita e fu pubblicata postuma soltanto nel 1963. (da: Wikipedia)

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LUCIANO FOLGORE 1888 - 1966

Pseudonimo di Omero Vecchi, Luciano Folgore si dedica alla poesia molto giovane quando ancora sta compiendo gli studi di ragioneria. Nel 1908 viene pubblicata la sua prima raccolta di versi, “Hora prima”, che risente ancora di un'impronta tradizionale. Nel frattempo il giovane conosce Marinetti e nel 1909 aderisce con entusiasmo al futurismo. Nel 1910 pubblica il libro di poesie, “Fiammeggiando l'aurora”, dove si firma ancora con il nome di Omero Vecchi. Nel 1912, nell'“Antologia dei poeti futuristi”, il giovane poeta è ampiamente rappresentato e nello stesso anno, con il nome di Luciano Folgore, pubblica a Milano, per le edizioni futuriste di “Poesia”, “Il canto dei motori” aderendo ai temi tipici trattati dal gruppo. Nel manifesto “Lirismo sintetico e sensazione fisica”, del 1913, rende noti i principi della sua poetica. Vive in questo periodo a Firenze e collabora alle riviste Lacerba, La Voce, La Diana, L'Italia futurista, Avanscoperta e la parigina Sic diretta da Pierre Albert-Birot, avendo così modo di conoscere, nel 1917, Picasso e Cocteau. Con “Ponti sull'Oceano. Versi liberi (lirismo sintetico) e parole in libertà”, criticato duramente da Boine, e “Città veloce. Lirismo sintetico”, si può considerare conclusa la sua fase futurista. La produzione lirica successiva, che verrà raccolta in “Liriche” nel 1930, è più tradizionale e nel dopoguerra la sua attività diventa soprattutto quella di narratore e scrittore di teatro, di umorista, favolista e scrittore di poesie per ragazzi oltre che parodista di poeti e prosatori contemporanei. Folgore è stato anche redattore del settimanale umoristico “Il travaso delle idee” e negli ultimi anni ha lavorato anche per la radio. La sua vita è trascorsa quasi sempre a Roma dove ha lavorato per un lungo periodo presso il Ministero di Grazia e Giustizia.(da: Wikipedia)

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MARIO CARLI 1888 - 1935

Maturò artisticamente a Firenze collaborando con alcune riviste locali: La difesa dell'arte (1900-1910), Il centauro (1912-1913), La rivista (1913). Negli anni dieci incontrò Filippo Tommaso Marinetti, con il quale strinse una profonda amicizia che resterà inalterata fino all'ultimo e aderì al Futurismo, partecipando attivamente alla cosiddetta "pattuglia azzurra". Durante quegli anni diede vita, con tutto il gruppo umano con cui aveva redatto quelle riviste, alla celeberrima "L'Italia futurista", la pubblicazione più rappresentativa del pensiero futurista durante la guerra. Allo scoppio della Grande Guerra fu esonerato dal servizio al fronte a causa di una forte miopia ed assegnato a compiti amministrativo-burocratici ad Avellino. Ma la "voglia di trincea" di Carli era talmente forte che prima si aggregò ad un reparto di zappatori come volontario, poi nel 1917, con la creazione degli Arditi, si arruolò nel 18º reparto d'assalto, un reparto d'elite. Da semplice soldato, ben presto diventa capitano del Regio Esercito conquistando sul campo la medaglia d'argento al valore e la croce di guerra. Nell'estate del 1918, assieme a Marinetti e a Emilio Settimelli, dà vita a Roma Futurista, una vera e propria tribuna dell'arditismo futurista. Già nel primo numero pubblica un appello alle Fiamme nere (il simbolo che figurava sui baveri delle divise degli Arditi della fanteria), nel quale getta le basi per la creazione di una piattaforma politica nella quale avrebbero dovuto convergere i soldati che avevano fatto parte delle truppe d'assalto. Fonnda a Roma al Fascio Futurista, e il 23 marzo 1919 fu tra i sansepolcristi all'atto di fondazione dei Fasci Italiani di Combattimento. Sempre nel 1919 fonda, assieme a Ferruccio Vecchi, una nuova testata, L'Ardito, e prese subito parte all'Impresa di Fiume. Nel febbraio del 1920 fonda La Testa di ferro, giornale ideato per i legionari fiumani. Carli ha scritto numerose opere, tra cui il romanzo sperimentale Retroscena (1915) e il libro Con d'Annunzio a Fiume (1920). Nel 1923 pubblicò "La mia divinità", un testo nel quale racchiuse la sua produzione poetica, formata da poemetti in prosa, tra cui spicca Notti filtrate, considerato un testo presurrealistico di grande rilievo, e come tale presente in numerose antologie. (da: Wikipedia)

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FILIPPO TOMMASO MARINETTI 1876 - 1944

Filippo Tommaso Marinetti, nasce ad Alessandria d'Egitto il 22 dicembre 1876. Alcuni anni dopo, la famiglia torna in Italia e si stabilisce a Milano. Fin da giovanissimi i fratelli Marinetti manifestano uno smisurato amore per le lettere, ed un temperamento esuberante. Nel 1894 Marinetti consegue il baccalaureato a Parigi e si iscrive alla facoltà di Legge di Pavia già frequentata dal fratello maggiore Leone, che morirà nel 1897 a soli 22 anni a causa di complicazioni cardiache. Trasferitosi all'ateneo di Genova un anno prima della laurea, che conseguirà nel 1899, collabora all'Anthologie revue de France et d'Italie, e vince il concorso parigino dei Samedis populaires con il poemetto La vieux marins. Nel 1902 viene pubblicato il suo primo libro in versi La conquete des étoiles nel quale già si scorgono i primi versi sciolti e quelle figure che caratterizzeranno la letteratura futurista. Filippo Tommaso Marinetti Il poeta combattente 22 dicembre 1876Capricorno 2 dicembre 1944 Commenta Filippo Tommaso Marinetti Filippo Tommaso Marinetti, nasce ad Alessandria d'Egitto il 22 dicembre 1876, secondogenito dell'avvocato civilista Enrico Marinetti e di Amalia Grolli. Alcuni anni dopo, la famiglia torna in Italia e si stabilisce a Milano. Fin da giovanissimi i fratelli Marinetti manifestano uno smisurato amore per le lettere, ed un temperamento esuberante. Nel 1894 Marinetti consegue il baccalaureato a Parigi e si iscrive alla facoltà di Legge di Pavia già frequentata dal fratello maggiore Leone, che morirà nel 1897 a soli 22 anni a causa di complicazioni cardiache. Trasferitosi all'ateneo di Genova un anno prima della laurea, che conseguirà nel 1899, collabora all'Anthologie revue de France et d'Italie, e vince il concorso parigino dei Samedis populaires con il poemetto La vieux marins. Nel 1902 viene pubblicato il suo primo libro in versi La conquete des étoiles nel quale già si scorgono i primi versi sciolti e quelle figure che caratterizzeranno la letteratura futurista. Vicino all'area politica socialista non vi aderisce mai a pieno per via delle sue idee nazionaliste, e nonostante la pubblicazione sull'Avanti del suo Re Baldoria, riflessione politico satirica. Nel 1905 fonda la rivista Poesia, tramite la quale inizia la sua battaglia per l'affermazione del verso libero, per il quale dapprima incontra un'ostilità diffusa. Il 20 febbraio del 1909 pubblica su Le Figaro il manifesto del Futurismo, fondato su undici punti che conglobano tutte le arti, il costume e la politica, facendo del Futurismo l'unica avanguardia poliedrica. Il Futurismo dichiara Marinetti: "E' un movimento anticulturale, antifilosofico, di idee, di intuiti, di istinti, di schiaffi, pugni purificatori e velocizzatori. I futuristi combattono la prudenza diplomatica, il tradizionalismo, il neutralismo, i musei, il culto del libro." La rivista Poesia viene soppressa pochi mesi dopo perché considerata sorpassata dallo stesso Marinetti, il quale conclude la sua pubblicazione facendo apparire sull'ultimo numero il poema futurista Uccidiamo il chiaro di luna, atto d'accusa all'arcaico sentimentalismo dominante nella poesia italiana, e vero e proprio inno alla follia creativa. Da principio, oltre ai frizzanti e provocatori Manifesti, le serate a teatro sono la principale cassa di risonanza del Futurismo, il pubblico composto da aristocratici, borghesi e proletari, viene provocato con abilità e maestria e spesso le serate futuriste si concludono con l'intervento delle forze dell'ordine. Nel 1911 allo scoppio del conflitto in Libia, Marinetti, vi si reca come corrispondente per il giornale parigino L'intransigeant, e sui campi di battaglia trova l'ispirazione che consacrerà definitivamente le parole in libertà. Nel 1913, mentre in Italia sempre più artisti aderiscono al Futurismo, Marinetti parte per la Russia per un ciclo di conferenze. Nel 1914 pubblica il libro parolibero Zang Tumb tumb. Alla vigilia del primo conflitto mondiale Marinetti ed i futuristi si proclamano accesi interventisti, e partecipano al conflitto, alla fine del quale al leader futurista sono conferite due medaglie al valore militare. Alla fine della prima guerra mondiale Marinetti stipula un programma politico futurista, i suoi intenti rivoluzionari portano alla formazione dei fasci futuristi e alla fondazione del giornale Roma futurista. Nello stesso anno avviene l'incontro con la poetessa e pittrice Benedetta Cappa che nel 1923 diventerà sua moglie, e da cui avrà tre figlie. Nonostante una certa vicinanza all'area comunista e anarchica, Marinetti non è convinto che una rivoluzione bolscevica come quella russa sia prospettabile per il popolo italiano, e ne propone un'analisi nel suo libro Al di là del comunismo pubblicato nel 1920. Il programma politico futurista affascina Mussolini trascinandolo a fare suoi molti degli innumerevoli punti del manifesto programmatico. Nel 1919 alla riunione al San Sepolcro per la cerimonia di fondazione dei fasci dei combattenti, Mussolini si avvale della collaborazione dei futuristi e della loro abilità propagandistica. Nel 1920 Marinetti si allontana dal fascismo, accusandolo di reazionarietà e passatismo, rimanendo comunque una personalità rispettata e piena di considerazione da parte di Mussolini. Durante i primi anni di regime fascista Marinetti intraprende varie tournee all'estero per la divulgazione del Futurismo, durante questi suoi viaggi partorisce l'idea per un nuovo tipo di teatro, "regno del chaos e della molteplicità." Il 1922 è l'anno che vede la pubblicazione del, a detta del suo stesso autore, "indefinibile romanzo" Gl'Indomabili, a cui seguiranno altri romanzi e saggi. Nel 1929 viene insignito della carica di letterato d'Italia. Seguono la pubblicazione di poemi ed aeropoemi. Nel 1935 si reca volontario in Africa orientale; di ritorno nel 1936 comincia una lunga serie di studi e sperimentazioni sulle parole in libertà. A luglio del 1942 riparte per il fronte, stavolta nella campagna di Russia. Il suo stato di salute all'arrivo del rigido autunno si aggrava ulteriormente e viene rimpatriato. Nel 1943 dopo la destituzione di Mussolini, con la moglie e le figlie, si trasferisce a Venezia. (da: Biografie online)

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AEROPLANI di Paolo Buzzi. Da Canti Alati

Anch’io ho amato le donne e i cimiteri: la poesia fu gustare i dolci veleni anemici dell’anima lungo le grandi pagine aperte delle lapidi nelle necropoli, tra profumi di viole, di memorie e di gentili chiome rinchiuse che davano pianto agli occhi e rime facili ai pensieri. Ora mi sento un nuovo sole sopra il cuore, un canto stranissimo nel profondo. [...] Si corre. Si sale. Bisogna un canto di corsa bisogna un canto d’ascesa. Presto avremo polmoni di spugna di spazio ed ali di piuma di nube. O uomini d’ieri piantatevi un’asta nel seno! Nata è la razza che vi sorpassa d’un salto di cielo, la razza che come formiche vi schiaccerà! Seguiteci a sommo dei monti e degli aerostati! [...] La vita diventa Vertigine! Volete, o sedentarii, con le sedie, lasciarvi portare allo Zenit?

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ENRICO CAVACCHIOLI 1885 - 1954

Poeta, il suo repertorio si contraddistinse per una indagine attorno alla tematica della vita e della commedia borghese, analizzata in modo da far emergere l'elemento irrazionale e illusorio a scapito della banale e superficiale cronaca quotidiana. La carriera artistica di Cavacchioli comincia con una raccolta di versi, L'incubo velato (1906), che gli valse il Premio Nazionale della rivista "Poesia" diretta da Marinetti. Seguirono poi le raccolte Le ranocchie turchine del 1909 e Cavalcando il sole del 1914. Fu critico del quotidiano "Il Secolo", direttore della rivista "Il Mondo" e del periodico teatrale "Comoedia". Fu anche redattore capo della "Stampa" di Torino e direttore de "L'Illustrazione italiana" (1935-1938). Nel secondo dopoguerra ebbe la direzione della Gazzetta di Parma. Per quanto riguarda il teatro, principale direzione della sua produzione artistica, Cavacchioli diede alla luce diversi lavori, che lo portarono ad essere affiancato a nomi del calibro di Luigi Chiarelli e Luigi Antonelli, per il teatro di matrice grottesca, e, talvolta, anche a Rosso di San Secondo e Pirandello. Tra le sue commedie, basate sul denominatore comune dello sdoppiamento della personalità dei protagonisti immerso in una atmosfera simbolista, ma sempre in una cornice grottesca, si annoverarono: La campana d'argento (1913), L'uccello del paradiso (1919), La danza del ventre (1921), Allegoria della primavera (1923), L'oasi (1935), Le stelle del pozzo (1943); queste ultime due esprimenti una certa arretratezza tecnica e contenutistica che si manifestò con una profusione di sentimenti e di cronaca.[1] Per la narrativa si ricordano i due romanzi Vamp del 1930 e Serenata celeste del 1932.(da: Wikipedia)

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FUGA IN AEROPLANO di Enrico Cavicchioli

Voleremo insaziabilmente! Quando il motore oleoso Avrà chiuso le labbra sul suo lugubre e tremante borbottio di gatto in amore! L’elica circolerà come una doppia mannaia rotativa, noi falceremo le stelle come spighe! Attenti, dunque, a raccoglierle nel cavo delle mani, poiché per voi, uomini paurosi, saliremo negli infiniti giardini pensili del cielo! Ecco. E la terra già scivola sotto il nostro passo rotolante mentre l’ala rimane ferma nell’infinito e l’elica tentacolare brilla: subito in uno specchio rotondo. Gli alberi s’inchinano, come se volessero spennellarci, le case inghiottiscono nei cortili il proprio ventre calcinoso, [...] Chi ci raggiungerà prima del sole o della luna? Nessuno. Il motore sghignazza negli arsi cilindri lunghi scrosci di risa, monotone, isocrone, voluttuose. L’armatura della macchina celeste, vibra come uno scheletro che si dimeni al vento di febbraio in una sera oscura, appeso a un salice ubriaco. [...] L’elica ha tagliato nella pastura ardente del cielo il solco!... Ascendiamo dunque impassibili! Il vento ci bagna la testa, ed i volanti rigidi, si tendono, sotto l’impulso delle mani rapaci! In alto! Ancora più in alto! Noi siamo le aquile rosse dagli artigli d’acciaio roteanti nel cielo del nostro desiderio! Guardiamo le cose coi due soli degli occhi abbacinati! [...] Sprofonderemo anche nel ventre d’un mondo improvviso se il tunnel della sua ferita c’ingoi: ma a mille chilometri dalla terra!

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