Tacciono invece i contemporanei poeti crepuscolari che, al chiasso
del progresso, preferiscono le parole sommesse e l’esistenza abitudinaria
della vita di provincia, legata a gesti antichi recuperati in polemica con la
magnificente retorica dannunziana e il mito del poeta vate. Introversi,
lasciano l’attualità e la vita attiva fuori dalla poesia. Nei versi delle Due
strade (La via del rifugio) Guido Gozzano racconta di un volo, ma si
tratta del volo di una bicicletta che riprende la corsa insieme alla sua
adolescente proprietaria, la giovane Graziella; ella s’allontana dal poeta e
dalla sua amica dopo un cerimonioso colloquio. Con la bicicletta
svanisce in volo il sogno d’amore del poeta:
Volò, come sospesa la bicicletta snella...
La commistione d’arte e vita che caratterizza il nostro primo
Novecento dannunziano e futurista si riconosce in una curiosa, ma
significativa, realtà di biografia onomastica marinettiana: Ala è il nome
di una sua figlia, Luce quello di un’altra e Vittoria quello della terza. Si
pensi alla famosa statua della Nike di Samotracia al Louvre, vi si
riconosce la Vittoria rappresentata, appunto, con le ali.
Più volte Marinetti proclama che pittura, scultura architettura e arti
decorative esigono un’infinita libertà creatrice e che questa è assicurata
dalla nuova era dei grandi aviatori, seduti entro il cuore di una macchina
che può fare il giro del mondo in pochi giorni e ridurre le città ad
aeroporti per il rifornimento della vita aerea.
Negli anni Trenta la tendenza futurista a considerare le più varie
manifestazioni della realtà in funzione dell’aereo è nel pieno del suo
esprimersi. Da almeno due decenni il prefisso «aero» è applicato a varie
espressioni dell’arte. L’aeropoesia viene comunque codificata solo nel
1931 nell’Aeropoesia. Manifesto futurista ai poeti e agli aviatori. Come è detto alla sua
conclusione, «Occorrevano degli aeropoeti e soltanto degli aeropoeti
per verbalizzare e glorificare il trionfo attuale dell’aviazione considerato
come orgoglio umano immensificato da tutte le velocità».
Ed ecco un saggio del parolibero
Aeropoema del Golfo della Spezia,
che, a detta dello stesso Marinetti, nasce «dalla libera amicizia d’un
rapidissimo motore aereo» e risponde al citato manifesto.
Si proclamano anche l’aeropittura, l’aeroscultura e l’aeromusica che
esaltano l’aviazione italiana nelle sale delle conferenze in varie capitali
d’Europa tra successi e ostilità.
L’aviatore pittore Fedele Azari sigla, l’11 aprile 1919, il
manifesto del
teatro aereo futurista; aerea si fa pure l’architettura.
PAGINA 12
Osvaldo Peruzzi, Aerojet
Gabriele D'Annunzio
Filippo Tommaso Marinetti
Guido Gozzano
Fedele Azari
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Testo di: Anna Bellio, Voli di Sogno nella letteratura italiana del novecento, I.S.U. Università Cattolica, 2007